
Prima regola: Pensare Positivo/Parlare Positivo. Seconda regola: stare a cuccia e aspettare che torni qualcuno. Di certo non mi metto a fare come Janet, che tredici giorni dopo l’ultima visita si è stufata e si è messa a parlare e addirittura a leggere un giornale. Superverboten. Io le ho risposto con dei suoni gutturali e facendo grandi gesti. Lei si è grattata l’ascella e si è accesa una sigaretta. I primi tempi, però, quando si affacciava sempre qualcuno, il nostro lavoro ci dava soddisfazione. Facevamo una gran scena, con litigate e grugniti, e da mangiare non c’era sempre la solita capra da scuoiare e arrostire. A volte andavamo ai barbecue della Fattoria dei Contadini Russi, ma adesso, dato l’enorme calo dei visitatori, li hanno spostati chissà dove. Alcuni saranno andati in Amministrazione, altri saranno stati licenziati. Certe volte penso che prima o poi toccherà anche a noi…
Non deve averci pensato due volte Minimum Fax ad acquistare i diritti di questa che è la seconda raccolta di racconti di George Saunders, uscita nel 2001 per Einaudi in un’edizione passata troppo in sordina e ormai introvabile. Dodici anni prima dei dieci piccoli capolavori contenuti in Dieci dicembre, scopriamo che l’autore aveva già sviluppato quel suo stile irresistibile, capace di dare voce (con una polifonia di voci) a un’America surreale e verissima, dove lo squallore della vita di periferia altro non è che lo specchio di una decadenza morale e sociale che accomuna dominati e dominatori. Anche in Pastoralia protagonisti di sei bellissimi racconti sono inetti, menti deviate, dipendenti sottomessi, una galleria di bizzarri antieroi che vivono o lavorano in una società dove il consumismo e l’aziendalismo hanno raggiunto tali livelli di esasperazione da trasformare la vita in una tragedia da affrontare con amara ironia. O affidandosi all’immaginazione, unico luogo dove i personaggi di Saunders riescono a trovare la propria libertà e lì perdersi, inconsapevoli ma felici. E noi con loro.