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Paura

Paura

Vienna, primi del Novecento. Irene Wagner è una giovane e avvenente figlia della migliore borghesia cittadina. Moglie di un noto penalista, sta scendendo le scale di un palazzo, dopo aver fatto visita all’amante. All’improvviso, la donna viene colta da una paura che l’avvolge e la raggela. Un sentimento più volte provato nell’abbandonare l’appartamento del giovane pianista con il quale ha intrecciato una relazione, e che le accorcia il fiato, la rende sbrigativa nel momento del commiato. Una paura soffocante che la costringe a uscire velocemente dal portone con la speranza di non incontrare qualche conoscente, al quale dovrebbe poi raccontare una menzogna. Quel giorno, sull’uscio, quasi si scontra con una sconosciuta che, furiosa, l’accusa di averle rubato il fidanzato e che comincia a ricattarla, chiedendole somme di denaro sempre più alte in cambio del suo silenzio. Da quel momento la vita di Irene, schiacciata dai sensi di colpa, diventa un incubo. I biglietti che la misteriosa donna le fa recapitare a casa sono sempre più numerosi e persino le parole del marito, che le racconta le sue giornate in tribunale, sembrano rivolte a lei, come se l’uomo sapesse del suo tradimento e si aspettasse da lei una confessione che non arriva. Un giorno, la donna si presenta a casa di Irene che, sconvolta, le cede l’anello di fidanzamento pur di allontanarla prima che il suo tradimento venga scoperto. Ma la misura è ormai colma, Irene sente in cuor suo di non poter più resistere a lungo a quel tormento che la sta consumando e che la sta conducendo in un vicolo cieco...

Una felicità “ben temperata” può eccitare più dell’infelicità. La sazietà non è meno tormentosa della fame e una vita protetta, come quella della bella Irene, spinge all’avventura. Questi, in sostanza, i fuochi che ardono dentro al breve romanzo di Stefan Zweig, scrittore e poeta viennese, che vede la luce per la prima volta nel 1920. Sopra una trama dall’architettura semplice, si muovono i tre personaggi principali: Irene, il marito e avvocato Fritz e il giovane pianista Eduard, amante di lei. Quello della donna è un viaggio introspettivo all’interno del proprio Io, la cui meta è la coscienza, raggiunta all’improvviso e a causa del tradimento scoperto, di aver vissuto fino a quel momento senza aver visto veramente il mondo e aver proceduto a tentoni, “in uno stato d’animo crepuscolare, con gli occhi semichiusi.” Il suo cammino è solitario, all’ombra della paura che provoca sensi di colpa sempre più pesanti da portare, che la spinge però verso una saggezza sempre più luminosa, seppure con la consapevolezza di poter perdere tutto ciò che fino a ora aveva, e che non ha mai veramente apprezzato. I personaggi, si capirà leggendo, indossano maschere, interpretano una vita anziché viverla. Zweig scandaglia nell’animo dei personaggi, si avvicina per spirito a Pirandello, che infatti gli chiederà di tradurre l’opera Non si sa come. Un autore al quale altri artisti hanno attinto nel tempo per creare le proprie opere, come il regista Wes Anderson, che per il suo film Grand Budapest Hotel, vincitore di quattro Oscar, si ispira al romanzo autobiografico di Zweig Il mondo di ieri. Ricordi di un europeo.