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Pena la morte e altri racconti

Pena la morte e altri racconti

L’armatore Charles-Edmond, il maggiore dei fratelli Larmentiel, decide di ritornare a La Rochelle per trascorrervi gli ultimi anni della sua esistenza. E lì, prima di morire, il vecchio ed eccentrico armatore riconosce di avere un figlio naturale, Émile Bouet, a cui lascia in eredità la sua proprietà. Questi è un ragazzo di trentotto anni che aveva iniziato la propria attività di marinaio come mozzo proprio nella flotta Larmentiel. Ma è legato a Fernande, donna assai bella che non ha mai smesso di comportarsi come faceva quando il giovane l’aveva prelevata da un bordello... Sono le sette. Germaine attende al ristorante franco-italiano di boulevard de Clichy come ogni sera il marito. Marcel però le telefona dal giornale presso cui lavora per informarla che non potrà raggiungerla, perché incaricato di assistere ad un incontro di pugilato su cui dovrà scrivere un articolo. Ma la seconda chiamate, ricevuta più tardi a casa in cui la informerà che tarderà ulteriormente, strana come la voce dell’uomo, inquietante come qual maialino senza coda di porcellana, che gli trova nella tasca del cappotto a cui sta attaccando un bottone, ribaltano l’equilibrio che governa il ménage coniugale... È una sera piovosa. la famiglia Bidus, diretta al funerale di una zia, scorge l’auto davanti a loro rotolare giù in un dirupo. La decisione di allertare i soccorsi si rivelerà una scelta moralmente corretta, quanto incredibilmente beffarda per il conducente, il signor Berquin, e la moglie che viene a cercarlo... Lo scalo colombiano di Buenaventura è un avamposto di desideri e speranze, dove per trascorrere il tempo tra un carico e l’altro di caffè si si tenta la fortuna alle macchinette da gioco. Tra chi aspetta un cenno del prossimo comandante e chi non riesce a sbancare la macchinetta, arrivano i turisti, chiedono le cartoline e talvolta e vincono al primo colpo, suscitando la rabbia di chi tenta invano tutto il giorno... Oscar Labro, vive in unì agiata casa nell’isola di Porquerolles, dopo essere stato ex sindaco, e trascorre il tempo pescando. Fino al dì in cui riceve una cartolina da Addis Abeba: «Alla fine ci si ritrova, mascalzone. Pena la morte, ricordi? il tuo vecchio amico Jules»...

Segnaliamo ai lettori l’uscita, come sempre da Adelphi, di una deliziosa e toccante raccolta di cinque racconti di Georges Simenon. L’ultimo, quello che dà il titolo al libro, fu scritto dall’autore poco prima di lasciare la Francia; mentre i quattro che precedono - Il peschereccio di Émile, I maialini senza coda, Lo scalo di Buenaventura e Un certo signor Berquin – furono composti nel 1946 negli Stat Uniti, dove egli si era appena trasferito per trascorrervi un periodo di esilio volontario che durerà ben dieci anni. Si tratta di racconti legati insieme da un’intima consonanza che assimila la condizione dei protagonisti di ogni storia narrata e dei loro rispettivi destini, vaganti alla ricerca di un passaporto necessario alla sopravvivenza sociale. Sulla palude cinica e desolata della società borghese incombe ovunque l’ombra insinuante della denigrazione, lo spettro angoscioso di una reputazione che è necessario forgiare e difendere a qualsiasi prezzo, assumendo talvolta i colori di un oscuro presagio, altre quelli di una scelta tanto miserabile quanto necessaria. La cifra comune, connessa a tale condizione, rappresenta una corda delicata tirata sull’abisso morale della condotta borghese, alla quale Simenon appende le figure dei personaggi per analizzarne la vicenda esistenziale e ricostruire le cause per via delle quali non potevano che divenire ciò che sono, compiere ciò che fanno. Ogni singola storia si trasforma in una indagine che è riflessione psicologica, ogni personaggio diventa vittima di se stesso e della propria arrendevolezza al richiamo inevitabile delle aspettative e delle convenzioni. Ci troviamo dinanzi ad un libro di un’emozione discreta ma che penetra nel fondo dell’anima. Simenon non appare investito di un memorabile compito universale di redenzione umana, ma è piuttosto l’artefice di una maldestra erosione morale e sociale.