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Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Pensi che ci saremmo potuti conoscere in un bar?

Andare ai rave per amore può essere duro, se odi la techno e ti piace il rock, ma Blanka è una tipa giusta anche se farla svegliare il giorno dopo per andare al lavoro è un’impresa quasi impossibile… La mattina presto a Dubrovnik puoi fare colazione in bar nuovissimi, ma privi di identità. L’identità è una cosa seria, è cominciato tutto da qui, quella volta che qualcuno, con la vernice spray, aveva scritto Croazia sul pelo di un cane randagio e qualcun altro quel cane lo aveva impiccato e per questo era cominciata la guerra. Per questo, sì, perché capire cosa sia successo davvero è impossibile anche per chi tutto quell’orrore l’ha visto e vissuto da dentro… Come Filip e Anela, per esempio,che sono dell’Erzegovina e vivono a Zagabria ma non hanno i contatti giusti per riuscire a svoltare e allora dopo l’ennesimo fallimentare colloquio di lavoro, fanno quel giochetto al centro commerciale giusto per togliersi di dosso un po’ di depressione… O come Kertész, che vive in un appartamento diviso in due da quando ha divorziato e di notte mette l’orecchio sulla porta della stanza della moglie solo per sentirla respirare…
Quattordici racconti perfetti, testimonianza delle vite e delle identità diverse che popolano le città dell’est Europa. Un libro che è essenzialmente un viaggio per le strade dell’ex Jugoslavia ma anche di Bucarest, Salonicco, Cracovia, Budapest. Così ci ritroviamo nei locali notturni di Brno o a bere birra nelle osterie di Praga e possiamo girare per le città con le gambe e gli sguardi di chi queste metropoli di confine le conosce bene, le ama e le odia, ci vive e ci convive. Città dai lunghi inverni e dal passato spesso doloroso, ma piene di amara consapevolezza: “Non fa certo piacere aspettare un tram che si è dimenticato di arrivare, in un inverno che si è dimenticato di andarsene”.  Città dell’est solo apparentemente lontane da noi, in realtà ricche di una disarmante familiarità. Davvero complimenti alle curatrici che hanno saputo trovare e tradurre alcune delle voci più interessanti di una letteratura spesso troppo trascurata nel nostro Paese.