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Perché l’America

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Al mattino la cittadina si chiama Plainfield. Proprio però quella mattina la notizia arriva aspettata con la stessa velocità di un fulmine a ciel sereno: è secessione! A dire la verità la piccola città ha tutto: verande, piscinette di plastica, dondoli, antiabortisti che sostenevano i matrimoni gay, abortisti che invece osteggiavano i matrimoni gay. Non c’è un vero e proprio sentire politico che distingue fra destra e sinistra, liberali, radicali, negazionisti del cambiamento climatico. Ma oramai il dado è tratto: quella mattina si ritrovano tutti uniti da quell’unico sentimento di indipendenza, dalla voglia di rimanere uniti contro lo Stato federale che disconoscono: c’è grande insofferenza e la necessità di far vivere insieme e sotto nuove forme di organizzazione cittadine e cittadini. Insomma, non c’è ragione di rimanere sotto il giogo federale, possono fare da soli. E così cominciano a riscrivere la storia e la geografia delle loro origini, si industriano per riscrivere la costituzione. Ma bisogna cominciare dal nome e su quello non ci sono dubbi perché la nuova città indipendente si chiamerà America…

Il fatto che molta critica accosti Matthew Baker a Philip K. Dick, Jorge Borges, George Saunders è allo stesso tempo un indubitabile riconoscimento di stima e di stile, ma anche un forte limite: se ne certifica la vena fantasiosa e fantastica, il gusto per il paradosso, la bravura a spingere una situazione fino al suo estremo opposto; tuttavia, proprio perché sono chiari sottotraccia i modelli, manca sotto certi aspetti di una vera originalità creativa. Ciononostante, il filone narrativo costruito nei 13 racconti raccolti in Perché l’America non si limita a mettere insieme e mescolare arguzie derivanti da presunti modelli, ma aggiunge un tono di freschezza e di imprevedibilità. Scritto come una guida turistica (il titolo inglese è Why visit America) e strutturato su 13 racconti come sono 13 le strisce della bandiera degli Stati Uniti, se è vero che trovano accoglienza tutti gli Stati della repubblica federale, dagli Appalachi alle Montagne Rocciose, è altrettanto evidente che il lettore è accompagnato in una realtà parallela diversa da quella che siamo abituati a conoscere. Questo distacco fattuale tracciato da un percorso narrativo speculativo permette al lettore di riconoscere ossessioni e debolezze, vizi e stranezze, della realtà che invece il lettore stesso pensa di conoscere. Si tratta di un turismo antropologico fantascientifico che esplorando un Paese possibile per cercare di fornire le chiavi di lettura del Paese reale. E dobbiamo dire che sotto molti aspetti ci riesce.