
È un giovedì quando Helen Clapp – fisica teorica di successo, cattedra all’MIT a soli trentatré anni – scopre che Charlie, la sua migliore amica dai tempi di Harvard, è morta. È Terrence, il marito dell’amica, a darle la notizia. Encefalite, questa la versione ufficiale. Una delle complicanze del lupus diagnosticatole otto anni prima, subito dopo la nascita della figlia Simmi. La verità è tuttavia un’altra ed Helen la scoprirà di lì a poco dalla madre di Charlie, Addie. Si è trattato di suicidio assistito, Charlie ha deciso di togliersi la vita. Addie non si capacita della scelta di sua figlia. Esiste, a quanto pare, una mail mai inviata che potrebbe far luce sulla scelta di Charlie, ma il suo telefono risulta scomparso. Potrebbe essere finito nelle mani di un hacker, questo spiegherebbe la chiamata ricevuta da Helen dal numero dell’amica defunta il giorno prima. Non può certo trattarsi di un fantasma, la razionalità di Helen lo esclude con fermezza. Eppure la sua confusione non fa che aumentare quando riceve un nuovo messaggio dal cellulare di Charlie. Una serie di emoticon apparentemente casuali e che pure, per Helen, potrebbero avere un significato. E poi c’è la questione del “fantasma” che Jack, il figlio di Helen, sostiene di aver visto nello studio della madre, appena un mese dopo la scomparsa di Charlie...
A raccontare e raccontarsi, in questo Perduta e attesa, è Helen Clapp, studiosa di fisica teorica. Donna in carriera, madre sola per scelta, indipendente, determinata. Helen è una scienziata, colei che per definizione dovrebbe “aiutare tutti a tenere i piedi ben piantati a terra”. Forte delle sue convinzioni razionali, ma anche consapevole dell’esistenza di un mondo dalla trama invisibile e in perpetuo mutamento. “Esiste qualcosa d’altro, al di là del mondo che conosciamo”, nella scienza e, soprattutto, nella vita. Proprio in queste incognite – le imprevedibili, misteriose increspature della vita e della morte; l’amicizia; l’amore – Charlie, perduta, può vivere ancora. In sua figlia Simmi, così simile a lei, nei momenti condivisi con le persone care. Nei ricordi che Helen conserva della loro amicizia. Guardiamo la morte, l’assenza con gli occhi di Helen, ne osserviamo i risvolti nella quotidianità, scopriamo storie che il tempo ha finito per allontanare. Fino a percepire che, come si espresse Einstein in una lettera per la morte dell’amico Michele Besso, “la distinzione fra passato, presente e futuro non è che un’illusione, per quanto tenace”. Nell Freudenberger – narratrice e saggista statunitense, già autrice di tre romanzi e vincitrice nel 2004 del Sue Kaufman Prize for First Fiction per il suo esordio narrativo, la raccolta di racconti Ragazze fortunate – fa dire alla protagonista di Perduta e attesa che le analogie scientifiche per descrivere gli stati emotivi sono imprecise. Ma sono queste, forse, la parte più interessante e riuscita del romanzo, ciò che può consentirci di leggere la realtà quotidiana con sguardo differente. Un esempio. La prima parte del libro è intitolata entanglement: “una coppia di particelle, anche dopo che sono state separate in permanenza, continuano a comportarsi come se ciascuna sapesse cosa pensa l’altra”. Così come Helen e Charlie, due opposti – “la nera altoborghese di Brookline e la secchiona bianca di Pasadena”, la sceneggiatrice e la scienziata – che dal primo momento si sono attratti e che continuano a gravitare l’uno attorno all’altro, pur divisi dal più insormontabile degli ostacoli. La Freudenberger si avventura in un territorio per lei nuovo e inesplorato, quello della scienza ed in particolare della meccanica quantistica. Lo fa con grande maestria, alle spalle un lungo periodo di studio e continui confronti con esperti in materia, rendendo accessibili ed appassionanti anche per un lettore completamente digiuno di fisica concetti complessi e spesso ostici e le straordinarie rivelazioni scientifiche degli ultimi tempi, accostandovi a più riprese una lucida e mai pesante riflessione sulla questione razziale e di genere nel mondo della scienza, dello spettacolo e non solo. Un romanzo in cui l’invisibile incontra il visibile con naturalezza, razionale e irrazionale si fondono senza sforzi in una narrazione suggestiva e scorrevole. Perfetto complemento al testo, la bella ed evocativa illustrazione di copertina a cura di Davide Bonazzi.