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North Carolina. Anni Quaranta. Pictorial – Pic – Review Jackson vive col nonno centenario da quando la mamma è morta. Il padre se n’è andato da tanto tempo da far dimenticare il suo volto e il fratello è sparito infischiandosene senza più far ritorno. Deve andare a scuola, Pic, lo dice zia Gastonia che arriva “sbuffando come un caprone” mentre il nonno racconta di aver visto il Signore entrare dallo steccato un secolo prima, “alleluja alleluja”, certo che un giorno tornerà ancora. Pic sa molte cose: per esempio sa di essere nero, il più nero della sua scuola, non ha mai visto uno così nero. Ma non sa invece che esistono i rospi finché due ragazzi bianchi che passano davanti casa sua con l’anfibio in mano non glielo mostrano e lui inizia a sognarli la notte. Pic si diverte tanto là, a casa del nonno. Si diverte seduto tutte le sere col cane sui gradini della bottega di Mr Dunaston ad ascoltare belle canzoni alla radio. Si diverte quando Mr Otis gli offre una Dr. Pepper che ti frizza in bocca che è un piacere. Si diverte a camminare a piedi nudi sul pavimento crocchiante e piacevole come una pannocchia di granturco secco. Si diverte a fare il verso al corvo che si posa ogni mattina sul ramo. Si diverte quando si infila nel lettone che divide col nonno e si raggomitola accanto a lui, addormentandosi guardando le stelle dalla finestra. Pic si diverte a casa del nonno finché il nonno non si ammala...

Pubblicato postumo circa vent’anni dopo la stesura, Pic è un romanzo breve ma denso di significato, costruito su due dei temi classici di Jack Kerouac e della Beat Generation (che comunque permea intensamente l’opera intera): il tramp, ossia il vagabondo che erra senza meta e il viaggio, anche figurato. Raccontato infatti in prima persona dalla voce narrante del protagonista che si rivolge direttamente ai lettori, prima, e al nonno, poi (dopo la sua morte, quasi volesse renderlo partecipe di tutte le sue esperienze) il coast to coast che Pic e il fratello Slim compiono non è solo uno spostamento geografico, è una crescita interiore, e New York accoglie in sé arrivo e partenza, stupore e consapevolezza, ingenuità e maturità. La differenza in cui Kerouac fa vivere a Pic la Grande Mela la prima e la seconda volta è emblematica di ciò che, il bambino, interiorizzerà nel viaggio, il suo percorso personale e intimo. Lo stile è dolce, ingenuo, appassionato e il fatto di far raccontare un bambino può bonificarlo dagli elementi scandalosi e dagli stravizi tipici della Beat, come una versione edulcorata e non vietata ai minori. Lo stile è grammaticalmente e sintatticamente impreciso, ma musicale, fresco, quasi poetico, ricco anche di onomatopee. Molti sono i riferimenti religiosi, che affondano le radici nella sua solida fede. Non manca il Jazz, amato e vibrante.