
È l’unica donna di quel locale. Fa la cameriera. Con la sua divisa alla moda francese, Jasmine, occhi e riccioli neri, passa per i tavoli a cambiare le rose nei vasi. È ebrea, ma nessuno lo sa, anche se c’è qualcuno che la osserva attentamente e osserva che le rose che toglie sono ancora fresche e che anzi in alcuni tavoli passa due volte, continuando a tenere gli occhi incollati su Victor, il pianista. A osservarla è quel soldato tedesco appena arrivato, poco più che ventenne e in divisa della Wehrmacht, che si è unito agli altri soldati che hanno cacciato tutti gli ospiti del Grand Hotel Majestic e che adesso stanno occupando tutte le stanze del grande albergo. Ha l’incarico di fotografare, di documentare con le sue immagini la Storia dei conquistatori, il loro trionfo e in questa sala coperta di stucchi si stanno divertendo tutti a cantare Lili Marleen accompagnando il canto “ruffiano” dell’uomo al pianoforte che gioca con successo a fare lo chansonnier, nascondendo dietro il suo nome d’arte e il suo francese, la sua reale identità italiana. Sono tutte persone che avranno un ruolo nella vita di Nina, archeologa di Berlino, ma questo lei dovrà ricostruirlo solo dopo tanti decenni. Oltretutto in un momento della sua vita in cui si sta verificando un bel terremoto: si sta separando dal marito Gianni che le ha inviato per sbaglio sul telefonino un sms non indirizzato a lei, ma alla sua giovane amante; il suo amico Patrice, affascinante collega archeologo che le è sempre piaciuto moltissimo (se solo fosse stato un uomo affidabile con cui metter su famiglia...) e che si dedica più ai tesori sottomarini che agli scavi di terra, le ha inviato le immagini di una macchina fotografica rinvenuta nel relitto di un aereo tedesco che potrebbe essere di suo nonno...
Alla sua seconda prova da romanziere, Daniel Speck si conferma autore intenso e che predilige trame intrecciate e che attraversano Paesi e generazioni, ma al tempo stesso anche uno scrittore che le dipana con grande maestria e a poco a poco, mettendo insieme i tasselli fino a completare la totalità di un mosaico che rappresenta questa famiglia (solo apparentemente allargata) e una storia fatta di eventi sparsi per due continenti, con misteri e sfondi dei quali solo in parte veniamo e siamo a conoscenza, nel senso che se ne scoprono continuamente nuovi aspetti, così come si scoprono punti di vista sempre differenti sulla Seconda Guerra Mondiale, sulle infamie dei nazisti, sulla loro violenza, sulle tante ruberie ai danni degli ebrei e non solo, che in questa minuscola zona di Tunisi, nella “Piccola Sicilia”, appunto, hanno comunque ricadute anche sui musulmani e su un convivere pacifico che dopo questa esperienza non sarà più tale. Ci sono molti bei personaggi in questa storia, su tutti si erge, però, Moritz (o Maurice), tedesco, ma con una bontà d’animo decisamente diversa da quella dei soldati tedeschi di quel periodo. Le sue sofferenze mute, il suo sacrificio, quel suo essere, prima per scelta e poi per necessità, un uomo impercettibile, dalla vita senza scosse che pur se fin da piccolo gli ha insegnato l’arte di sfuggire alle punizioni, gli toglie anche il brivido del rischio, dell’azzardo, anche se i percorsi tortuosi della vita, lo mettono di fronte ad avventure senza fine, a rinunce, a scelte obbligatorie. Un uomo invisibile, certo, ma vivo e forse nemmeno costretto a troppi compromessi forzati in questo suo essere “trasparente”.
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