
Uruguay, anni Settanta. La piccola Alicia ha solo due anni quando suo padre, musicista e autore di testi, viene arrestato per essere contrario al regime dittatoriale. Le accuse sono vaghe ma l'unica certezza è che la pena è lunga, lunghissima, e le conseguenze per tutta la famiglia sono terribili. Quando la madre di Alicia perde il lavoro nel negozio di tessuti e il padre viene trasferito nel carcere di Montevideo, a tempo indeterminato e a trecento km da casa, l'unica soluzione per Alicia e la madre è il trasloco nella capitale. Per fortuna che i Cervantes, parenti lontani con simpatia per le idee politiche del padre di Alicia, offrono loro ospitalità disinteressata. Per Alicia comincia così una nuova vita con la sua seconda famiglia...
Essere bambini prima e adolescenti poi in un paese sottomesso a una terribile dittatura non è facile. Le famiglie tradizionali vengono da un giorno all'altro distrutte: non sono pochi infatti i padri o le madri scomparsi per sempre, o incarcerati per interminabili anni, e molte volte l'esilio - con il conseguente, drammatico smembramento famigliare - è l'unica strada possibile per la salvezza. Ma gli occhi di un bambino, cosa vedono veramente? Su cosa si soffermano, cosa percepiscono in una situazione così anormale? È questo punto di vista che ci offre Alicia Baladan: lo sguardo di lei bambina, uno sguardo semplice e puro, su un mondo a portata di bambino, un mondo nel quale le case sembrano sempre enormi, le estati si passano dalle nonne, “i gatti cadono dal cielo”e i sogni prendono forma umana. Alicia Baladan, nata in Uruguay e residente in Italia, con i suoi delicati disegni e la sua prosa leggera e innocente, ci apre le porte del paese natale (del quale probabilmente molti di noi non sanno nulla) colto in un momento tragico della sua storia e dei ricordi più intensi della sua fanciullezza. Piccolo grande Uruguay - pubblicato da Topipittori nella collana “Gli anni in tasca” nella quale attraverso piccole autobiografie gli scrittori ritornano per una volta bambini - è una storia malinconica e deliziosa nella quale si respira tutta la magia dell'infanzia.
Essere bambini prima e adolescenti poi in un paese sottomesso a una terribile dittatura non è facile. Le famiglie tradizionali vengono da un giorno all'altro distrutte: non sono pochi infatti i padri o le madri scomparsi per sempre, o incarcerati per interminabili anni, e molte volte l'esilio - con il conseguente, drammatico smembramento famigliare - è l'unica strada possibile per la salvezza. Ma gli occhi di un bambino, cosa vedono veramente? Su cosa si soffermano, cosa percepiscono in una situazione così anormale? È questo punto di vista che ci offre Alicia Baladan: lo sguardo di lei bambina, uno sguardo semplice e puro, su un mondo a portata di bambino, un mondo nel quale le case sembrano sempre enormi, le estati si passano dalle nonne, “i gatti cadono dal cielo”e i sogni prendono forma umana. Alicia Baladan, nata in Uruguay e residente in Italia, con i suoi delicati disegni e la sua prosa leggera e innocente, ci apre le porte del paese natale (del quale probabilmente molti di noi non sanno nulla) colto in un momento tragico della sua storia e dei ricordi più intensi della sua fanciullezza. Piccolo grande Uruguay - pubblicato da Topipittori nella collana “Gli anni in tasca” nella quale attraverso piccole autobiografie gli scrittori ritornano per una volta bambini - è una storia malinconica e deliziosa nella quale si respira tutta la magia dell'infanzia.