
“Piccolo uovo non voleva nascere. Non sapeva dove sarebbe andato a finire. Aveva sentito parlare di famiglia, ma non sapeva cosa voleva dire. Così decise di andare a vedere… Voi siete per caso una famiglia? Si! risposero in coro mamma, papà e i tre coniglietti. Anche la mia sarà così? Chi lo sa , ci sono talmente tanti tipi di famiglia… Piccolo uovo decise che voleva conoscerle tutte.” Ed è così che Piccolo Uovo incontra: due mamme gatte e il loro gattino, papà ippopotamo e il suo figlioletto, mamma e papà canguro e i loro piccoli così diversi da loro, i due papà pinguini, i cani di diverso colore…
Con un testo breve dai dialoghi semplici, Francesca Pardi, autrice esordiente, comunica ai lettori più piccoli ma anche ai più grandi il concetto di famiglia che sta gradualmente sostituendo quello tradizionale (in Italia ci sono 100 mila minori che vivono con un genitore omosessuale). Un’opera di sensibilizzazione e di apertura, che si avvale delle tavole sdrammatizzanti di uno tra i più noti illustratori italiani: Francesco Tullio Altan, il papà della Pimpa. Ma il libro ha anche interessanti retroscena. Francesca Pardi lo invia a varie case editrici, una molto grande le risponde. Lei firma il contratto ma, dopo dieci giorni, la richiamano per dirle che la tematica è troppo delicata, non se ne fa più niente. L’autrice di Piccolo uovo non si arrende e apre con la sua compagna una casa editrice, Lo Stampatello (suo padre da piccola le diceva “Parlami in stampatello”, per aiutarla ad esprimere con chiarezza anche le cose più complesse). Francesca Pardi invia poi la storia ad Altan che la apprezza e decide di illustrarla. Il sogno si realizza. Sebbene il catalogo (www.lostampatello.com) sia ancora un po’ sguarnito – ma la casa editrice ha soltanto un anno - la qualità media è notevole. In più, Lo Stampatello si pone un obiettivo oggettivamente importante: affrontare temi, come l’omogenitorialità e l’omoaffettività, che compaiono raramente nei testi per bambini. La controprova della bontà de della necessità dell’operazione sta anche nelle reazioni scomposte provocate dall’uscita del libro. C’è stata una mezza caccia alle streghe. Piccolo uovo è stato minacciato di essere arso al rogo a Milano, di essere ritirato da biblioteche e scuole materne, con l’accusa di deviare i bambini rispetto alla normalità. Probabilmente, se Piccolo uovo avesse saputo di tutti questi pregiudizi sociali avrebbe davvero avuto paura di nascere. Per fortuna invece il protagonista, oltre a essere uno tosto (come la sua mamma editoriale), ha conosciuto tante famiglie che, più che pensare ai canoni normativi, amano incondizionatamente i propri cuccioli. Il testo, infatti, parla di famiglia ad ampio spettro, considerando la multiculturalità, le adozioni, la fecondazione assistita e i genitori single. Un libro, dunque, che aiuta a pensare e che consigliamo vivamente ai genitori, agli educatori, ma soprattutto a quegli adulti turbati da realtà che non conoscono. Gli unici a gridare allo scandalo, infatti, sono stati loro. Mentre i bambini, si sa, vivono con naturalezza le differenze e amano che si racconti loro la verità. Proprio quella ricercata da Piccolo uovo.
Con un testo breve dai dialoghi semplici, Francesca Pardi, autrice esordiente, comunica ai lettori più piccoli ma anche ai più grandi il concetto di famiglia che sta gradualmente sostituendo quello tradizionale (in Italia ci sono 100 mila minori che vivono con un genitore omosessuale). Un’opera di sensibilizzazione e di apertura, che si avvale delle tavole sdrammatizzanti di uno tra i più noti illustratori italiani: Francesco Tullio Altan, il papà della Pimpa. Ma il libro ha anche interessanti retroscena. Francesca Pardi lo invia a varie case editrici, una molto grande le risponde. Lei firma il contratto ma, dopo dieci giorni, la richiamano per dirle che la tematica è troppo delicata, non se ne fa più niente. L’autrice di Piccolo uovo non si arrende e apre con la sua compagna una casa editrice, Lo Stampatello (suo padre da piccola le diceva “Parlami in stampatello”, per aiutarla ad esprimere con chiarezza anche le cose più complesse). Francesca Pardi invia poi la storia ad Altan che la apprezza e decide di illustrarla. Il sogno si realizza. Sebbene il catalogo (www.lostampatello.com) sia ancora un po’ sguarnito – ma la casa editrice ha soltanto un anno - la qualità media è notevole. In più, Lo Stampatello si pone un obiettivo oggettivamente importante: affrontare temi, come l’omogenitorialità e l’omoaffettività, che compaiono raramente nei testi per bambini. La controprova della bontà de della necessità dell’operazione sta anche nelle reazioni scomposte provocate dall’uscita del libro. C’è stata una mezza caccia alle streghe. Piccolo uovo è stato minacciato di essere arso al rogo a Milano, di essere ritirato da biblioteche e scuole materne, con l’accusa di deviare i bambini rispetto alla normalità. Probabilmente, se Piccolo uovo avesse saputo di tutti questi pregiudizi sociali avrebbe davvero avuto paura di nascere. Per fortuna invece il protagonista, oltre a essere uno tosto (come la sua mamma editoriale), ha conosciuto tante famiglie che, più che pensare ai canoni normativi, amano incondizionatamente i propri cuccioli. Il testo, infatti, parla di famiglia ad ampio spettro, considerando la multiculturalità, le adozioni, la fecondazione assistita e i genitori single. Un libro, dunque, che aiuta a pensare e che consigliamo vivamente ai genitori, agli educatori, ma soprattutto a quegli adulti turbati da realtà che non conoscono. Gli unici a gridare allo scandalo, infatti, sono stati loro. Mentre i bambini, si sa, vivono con naturalezza le differenze e amano che si racconti loro la verità. Proprio quella ricercata da Piccolo uovo.