
Il paesino di Campo Tizzoro, Appenino toscano. Un maggio di poco tempo fa. Quella domenica, dopo una settimana di duro lavoro, i coniugi Paolo e Valeria, un talentuoso ingegnere impiegato nella locale grande fabbrica di cartucce e un’ottima ex parrucchiera, camminano amabilmente in campagna verso la montagna, al sole del primo mattino. Hanno lasciato nella piccola casetta indipendente del villaggio i due figli studenti Daniele e Francesco (più piccolo di quattro anni), che la sera prima avevano fatto tardi. Incontrano un ragazzo stimato, Riccardo, poi Ilaria, sicura che il marito pensi lui alle faccende domestiche. Decidono di passeggiare tutti e quattro insieme e vengono travolti da qualcosa di inaspettato, inquietante, agghiacciante. Scompaiono nel nulla. Sprofondano nelle tenebre. Senza lasciare indizi. Lasciando i propri cari ignari delle loro sorti e impauriti per la loro incolumità. Ben presto i carabinieri iniziano a indagare. Dopo qualche giorno il maresciallo Gianluca Onesti, un amico di famiglia, va a trovare i fratelli e li informa che ha avuto varie conversazioni col Ministero, a breve verrà inviata una squadra speciale. Solo che anche al marito di Ilaria e ad altri residenti accadono cose strane e nessuno ci capisce niente, l’incubo continua. I servizi segreti mandano a chiamare il maggiore Antonio Bini, al quale mancano pochi mesi per la desiderata pensione; in passato aveva diretto l’unità operativa Affari Esteri dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza esterna (AISE); viene considerato stimato ed esperto. Studia il fascicolo e parte con alcuni colleghi. Nelle settimane successive non ci sarà, comunque, niente di facile in quello strano borgo turisticizzato, all’apparenza tranquillo e ameno. Sembra sia in corso una missione di distruzione: sogno o son desto?
Il giovane medico veterinario Carlo Miotti, originario di Barga (Lucca) ove risiede, si cimenta con la narrativa. Il romanzo d’esordio viene definito come thriller psicologico, pur se arranca spesso nello stile e nella struttura e individuare un genere preciso è complicato. Si succedono trentotto brevi capitoli; perlopiù la narrazione è in terza persona, lasciata d’improvviso all’arrivo del “mostro”, proprio con i puntini di sospensione oppure attraverso la centralità di parole che alludono alle persone scomparse (onestà, genitorialità, tenacia, rigore e via così); non di rado si intervallano parti in corsivo, con il fratello maggiore Daniele come io narrante, spesso in compagnia dei due amici d’infanzia Filippo e Lorenzo. Il teatro dei (peggiori) avvenimenti è in una casa diroccata, ultima abitazione in fondo al paesino, già appartenuta a una famiglia di città che d’estate si rifugiava al fresco in montagna, disabitata da diversi anni. La casa editrice spiega al principio come il libro si stato scelto per essere pubblicato: prima lo hanno letto alcuni loro editor, poi l’anteprima è stata sottoposta sul sito a volenterosi lettori che, decidendo infine di preordinarlo (con uno sconto), ne sono divenuti gli editori “morali”, consentendo editing, revisione e presentazione grafica, sia per il cartaceo (nel circuito delle librerie) che per il digitale (online).