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Più in alto del giorno

Il piccolo paese stretto tra colline e mare è un posto splendido per passare le vacanze ma Mimosa, per tutti Mimì, tredici anni, non capisce bene la ragione di quegli scatoloni che si sono portati dietro. Un po’ troppo per una normale vacanza. Anche il modo in cui i suoi le decantano le bellezze del posto sembra eccessivo ma Mimì si fida dei suoi genitori e, pur vivendo male la tensione che sente tra loro, cerca di farsi andare bene quella nuova sistemazione. Alla fine, il trasferimento diventa evidente e Mimì deve accettare, suo malgrado, di farsi piacere quel paesino sperduto e soprattutto la gente che ci abita. Non è la regina della socializzazione, Mimì, preferisce passare il tempo sotto un albero a leggere romanzi gialli. Almeno fin quando conosce Alfred, un anno più di lei, anima libera che abita la casa gialla sul mare, insieme alla nonna. Tutti in paese hanno una storia su quella bella ma strana signora straniera e sul suo brillante nipote. Alfred che sembra più maturo della sua età, Alfred che ha sempre un’idea e una soluzione per tutto, pieno di progetti, di curiosità, di un fascino che lo rendono l’inconsapevole riferimento del gruppo degli amici per i quali ha inventato dei nomi nuovi, in base alla loro personalità. Così Mimì diventa Piuma, poi c’è Scintilla, Scatto, Nero. Ognuno con il suo soprannome e la sua storia. E con quei nuovi amici Piuma vive le vacanze e poi l’inizio della scuola, tra preoccupazioni familiari e la tensione di farsi accettare e di coltivare con cura quella nuova, tenera amicizia a cui non sa dare un nome ma che la porta a esplorare parti di sé che ancora non conosceva…

Il passaggio dall’infanzia all’adolescenza è una fase straordinaria e potentissima, che non a caso ha ispirato e ispira tanta letteratura. C’è come uno strappo, un continuo conflitto, un senso di perdita per ciò che è familiare e noto e un bisogno di sperimentare anche quando la testa suggerirebbe il contrario. Così, nei mesi occupati dalla vicenda, seguiamo Piuma nella sua evoluzione, nel suo passaggio doloroso da bambina a ragazza, con i primi tormenti amorosi, le prime bugie, la ricerca di uno spazio “solo nostro”, da condividere con i coetanei. La vediamo sola, spaesata, mentre scopre la vertigine di trovarsi distante dai suoi genitori verso i quali avverte il richiamo affettivo ma che sente non essere in grado di capirla. Dall’altra parte, anche nel gruppo dei pari un continuo gioco di forze, tensioni, bisogno di essere accettati e di stabilire le regole la tiene in tensione e la tormenta. Sullo sfondo, una storia attuale (anche se ambientata una quarantina d’anni fa) di emigrazione e solitudine in un paese che non è identificabile ma, come suggerisce l’autrice stessa, potrebbe essere arroccato tra la Liguria e la Francia, lì dove il confine passa tra rocce e mare. Così, questa banda di ragazzini si misura per la prima volta con una situazione tanto più grande di loro, con la paura e il dolore, riscoprendolo anche dentro di sé e uscendo da questa esperienza, com’è naturale che sia, completamente cambiata. Un romanzo d’esordio intenso, per ricordare ai genitori di oggi il figlio che portano dentro, con tutte le fragilità e le sicurezze che l’adolescenza ha lasciato loro.