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Platone e il governo delle passioni

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La fioritura di un rinnovato interesse per lo studio delle passioni umane non ha mancato di interessare anche le discipline classiche, generando una ricca varietà di approcci al tema tale da coinvolgere dopo l’epica e la tragedia anche la filosofia antica. Dapprima, in maniera copiosa, l’attenzione è stata rivolta nei confronti delle opere di Aristotele e dello Stoicismo. In seguito a quelle di Platone che, come viene meritevolmente evidenziato nei saggi in cui si articola il presente volume, entro la vasta semantica del termine πάθος racchiudono un variegato campionario di emozioni dal quale poter attingere a larghe braccia. Soprattutto da noi italiani, che dall’etimologia di questo vocabolo facciamo derivare la parola passione. Gli studi soffermano la propria analisi sia su alcune delle singole passioni sia sugli intrecci di emozioni che animano i dialoghi, sul valore etico e sociale ed il ruolo che essi esercitano nel conferire forma alla vita tanto del singolo quanto del consesso sociale. Come ad esempio nella Repubblica, in cui il filosofo cerca di individuare un sistema capace di far convergere l’espressione individuale delle passioni in un contesto di armonia sociale, attraverso una forma di governo virtuoso delle prime che generi beneficio al singolo e alla comunità. Poiché non tutte le emozioni sono positive come la felicità, l’amore e il coraggio. Ve ne sono anche di nocive quali l’ira, invidia e l’odio…

Si scrivono da sempre saggi dedicati all’antichità classica, in Italia poi una montagna. Ma sono la sapienza incisiva, il rigore documentario e la precisione espositiva degli autori dei ventidue testi raccolti e curati da Francesco Benoni e Alessandro Stavru a rendere tale volume un libro di inoppugnabile valore per il lettore. Di notevole interesse, aggiungiamo, perché rivelatore di quanto il confronto con il pensiero di un filosofico dell’età classica sul tema delle passioni riesca a costituire una terapia capace di orientarci in quella selva oscura che è ormai divenuta la società contemporanea. Di come sia possibile attingere ancora oggi nuova linfa da quei Dialoghi platonici che pure sono stati nel corso del tempo già a lungo e approfonditamente indagati. I saggi qui riuniti vengono dedicati a Linda Napolitano, già docente di Storia della filosofia antica presso gli atenei di Trieste Padova e Verona e co-responsabile del Centro di ricerca “Asklepios. Filosofia, cura, trasformazione” nel Dipartimento di Scienze Umane dell’Università di Verona, autrice a sua volta di studi dedicati, tra gli altri, proprio ai Dialoghi di Platone e alle passioni nel pensiero di Platone e degli antichi Greci. Il libro indaga un aspetto solo apparentemente marginale degli scritti del filosofo, disseminati al contrario di innumerevoli spunti di riflessioni sul valore etico e sociale della sfera emotiva. Capace di fornirci un surplus di senso, di profondità analitica che l’austera compostezza formale di molti profili critici ci vietano, il presente libro si rivela assai accattivante per la capacità di approfondimento e le riverberanti riflessioni sulla condizione esistenziale dell’uomo che ci riguardano ancora da vicino. Un ricco apparato di note forniscono benefici chiarimenti nei punti in cui gli interventi degli autori risultano meno agevoli. Ma nel complesso il volume si legge assai volentieri e con “passione”.