
Il cibo nella letteratura ha una dimensione più profonda e a volte curiosa, rispetto a quanto avviene in un manuale di cucina. Il cibo è una forma di tempo e di spazio, un piacere: ma anche allusione, ricordo, libertà o malinconia. Ogni autore, ogni personaggio e ogni storia ne danno un’interpretazione o un ricordo diverso. La torta di prugne lorenese, ripiena di quel frutto dolce tanto amato da Françoise de Beauvoir... Le quaglie en sarcophage, croce e delizia del sontuoso pranzo di Babette... Le triglie fritte all’algerina, pescate da Masson nella capitale algerina e gustate prima che uno sventurato incidente con quattro arabi cambiasse la vita di Meursault... Il salame di spinaci che ricorda il pane non lievitato con erbe amare che la famiglia di Elias Canetti era solita preparare per la festa di Pesach, la Pasqua ebraica... Le braciole di agnello, che nel racconto di Carver vengono cucinate in modo semplice dopo che il frigorifero si è rotto... L’okroška, una minestra con insalate, cetrioli, cipolle, carne, uova, salse ed erbe aromatiche, descritta con minuziosità da Čechov... Il gigot di agnello, che ricorda il cosciotto di agnello arrosto servito durante il pranzo di nozze di Emma Rouault e Charles Bovary...
La prima edizione di Pranzi d’autore risale al 1994, quando Oretta Bongarzoni, indecisa tra due possibili temi di cui scrivere - un saggio mistico oppure un manuale di ricette letterarie - optò per il secondo e iniziò a comporre quello che è molto di più di un ricettario eppure qualcosa di diverso da un romanzo classico. Un progetto ambizioso, unire letteratura e cucina. Tuttavia, entrambi i temi sono stati una costante nella vita dell’autrice. Da un lato la letteratura, l’interesse per la lettura e per la ricerca, una passione combinata a quella del giornalismo, professione che Bongarzoni ha esercitato per oltre trent’anni. Dall’altra parte il cibo, croce e delizia della sua vita, in quanto l’autrice stessa ha vissuto un periodo di anoressia ma ha anche apprezzato le pietanze cucinate dalla famiglia durante la giovinezza. Il figlio dell’autrice, durante la chiusura causata dalla recente pandemia di covid-19, ha voluto riscoprire e replicare alcune delle ricette contenute nel romanzo, dando loro una seconda vita. Il sentimento che pervade nel lettore è la scoperta di ricette non scontate, non banali e poco tradizionali, un confronto continuo con il passato e le relative usanze, ma allo stesso tempo una profonda riflessione sul ruolo del cibo e delle ricette in tanti momenti della vita. Difatti, molti episodi e istanti dell’esistenza sono legati al cibo, alla tavola, alla convivialità e a ciò che il cibo stimola a livello sensoriale: odori, profumi, consistenze e gusti. Un continuo richiamo al presente, alla propria vita, e al passato, immedesimandosi e immergendosi nella letteratura, cercando di immaginare come sarebbe stato sedersi a tavola con alcuni dei personaggi più famosi e conosciuti al mondo, anche se non reali.