
Nella Silicon Valley la gente è strana. Sono tutti o quasi degli informatici, lavorano e pensano in termini di programmazione, di bit, di connessioni e i rapporti umani sono decisamente inconsueti rispetto al resto del mondo. Lara è un po’ fuori da quel giro, lei ha un sito dedicato alla sicurezza personale, praticamente insegna alle donne come difendersi, come evitare di trovarsi in situazioni a rischio: ed è esattamente al rischio che sta pensando mentre va all’appuntamento con la sua amica Sandy. Quel furgone bianco che ha visto nello specchietto un paio di volte l’ha messa un po’ in allarme, sembra comunque che sia stata solo un’impressione e adesso, seduta al bancone, aspetta che qualcuno - perché è certa che accadrà - tenti di approcciarla. In realtà il ragazzo che la chiama per nome non sembra essere uno dei frequentatori del bar – che non potrebbe sapere come si chiama –, infatti le dice di essere Will Randolph, il cugino di Sandy, si sono incontrati a un matrimonio tempo prima. Non se lo ricorda ma è ovvio che sia lui, le chiede di amici comuni e poi le sta portando un messaggio dell’amica che ormai è decisamente in ritardo. Will dice che Sandy ha provato a contattarla ma non è riuscita a raggiungerla – in effetti ha constatato lei stessa che lì non c’è campo per il cellulare – e che si incontreranno direttamente al ristorante dove ha prenotato. Chiacchiera molto, Will: della moglie, della bimba appena nata, delle foto che porterà alla cugina venerdì. Lara al pensiero di uscire da sola ha una brutta sensazione: ripensa per un attimo al ragazzo che guidava il furgone bianco, un tipo con le treccine. Resta il fatto che un’altra delle sue regole è di non avere mai timore di chiedere aiuto se ci si sente in pericolo, quindi perché non mettere da parte l’orgoglio e chiedere a Will di accompagnarla all’auto? Anche se è mingherlino e non troppo alto, è sempre meglio non rischiare andando da sola...
A scanso di equivoci è bene specificare che questo è solo l’inizio ed è anche abbastanza fuorviante rispetto alla trama, ma è l’episodio da cui tutto prende il via: il romanzo tratta di hacker e di una complicata storia in cui la squadra Crimini informatici mercanteggia con un criminale detenuto per farsi aiutare a prendere un efferato killer. Letto oggi fa un po’ tenerezza, chi di noi non la proverebbe vedendo un floppy disk o ripensando al tipico rumore che faceva il modem 56k durante la connessione? Se però pensiamo che Profondo blu è stato scritto ed è ambientato nel 2001, ci si rende conto di quanto sia stato addirittura profetico invece, in qualche modo. Oggi è Zuckerberg che sa tutto di noi, anzi, è lui a cui raccontiamo tutto tramite le app che dovrebbero facilitarci la vita o che suppliscono alla nostra pigrizia, ma allora pensare di entrare in casa e dal divano ordinare ad Alexa di farci un caffè e aggiungere una canzone alla nostra playlist era pura fantascienza. Un romanzo che davvero ancora oggi mette i brividi, perché è attraverso i computer che l’assassino pianifica i suoi omicidi, spia la vita delle vittime, scopre particolari con cui rendersi apparentemente una persona che ha diritto di sapere cose private. Datato certo, ma è evidente che già allora Deaver aveva chiaro quello che sarebbe potuto succedere e ha deciso di metterci in guardia, profeta inascoltato peraltro, visto che oggi più che mai, le truffe online si moltiplicano con velocità impressionante. La differenza? Che oggi nel di solito ti svuotano il conto corrente, nei romanzi dell’autore statunitense ti portano via qualcosa di ben più prezioso. La vita. Dimostrandoci ancora una volta quanto sia importante distinguere il virtuale dal reale.