
Raimondo Boreale è abruzzese, ha quindici anni e ama giocare a rugby con i suoi compagni di squadra. Dopo aver superato numerose prove di idoneità fisica, è stato ammesso alla Scuola Navale Militare di Venezia. Il viaggio da Fortuna, il suo paesino - prima in macchina e poi in treno - è scomodo e soprattutto molto lungo. Una volta arrivati a Venezia, sua madre Maria vuole approfittare del poco tempo che le resta da trascorrere liberamente con il suo unico figlio per fare una rapida visita della città. E quindi via tra calli, canali e colazioni salatissime a Piazza San Marco accompagnate dalle note del Preludio n. 1 di Chopin. Ma per Raimondo arriva ben presto il momento di salutare il genitore e avviarsi verso l’Isola della Laguna. Intorno a lui iniziano ad affollarsi altri giovani, accompagnati ognuno da membri della propria famiglia, tutti ancora con una capigliatura più o meno folta, che ben presto dovranno sacrificare in nome dell’ordine e del rigore militare. La moltitudine di accenti del nord, centro e sud Italia inizia a farsi sentire una volta giunto in prossimità del cancello della scuola. Da lì si allunga un vialone che si perde tra gli alberi e giunge fino a un porticato in mattoni rossi, soglia del luogo che per Raimondo sarà “casa” per i successivi tre anni. Ciò che cattura fin da subito la sua attenzione è la bandiera tricolore, che sventola nel cielo come dipinta dal Grecale che soffia sulla Laguna di Venezia. Quella stessa bandiera che, per lui e per i suoi futuri compagni di corso, diventerà un faro di speranza e di sollievo durante le numerose punizioni che dovranno scontare all’interno del Campaccio. Raimondo ancora non lo sa, ma la sua vita sta per cambiare completamente, forse proprio grazie agli innumerevoli giri di corsa affibbiatigli, con gli immancabili pugni stretti contro il petto...
Questa opera prima di Dimitri Ruggeri è un romanzo di formazione e al suo interno ha molto del vissuto del suo autore. Ruggeri, ferroviere ormai da circa venticinque anni, ha infatti studiato presso la Scuola Navale Militare “Francesco Morosini” di Venezia proprio come Raimondo Boreale e i suoi compagni. Questa esperienza personale dell’autore permea fortemente tutto il romanzo, dalle cui pagine traspare tutto il suo amore per un luogo che ha segnato per lui un importante momento di crescita personale. La stessa storia, sebbene non venga mai esplicitamente specificato, sembra da subito ambientata durante gli anni di frequenza del suo autore, i primi anni Novanta del secolo scorso. Il linguaggio utilizzato all’interno delle pagine è sicuramente molto curato ma appare fin dalle primissime righe decisamente ampolloso. L’idea sembra essere quella di estendere la disciplina e il rigore militare anche allo stile narrativo del romanzo, ma il risultato finale è quello di rendere la narrazione a tratti inutilmente lenta e pesante. Tra le pagine si trovano alcune brevi poesie a tema marino, che sospendono per poco la narrazione e portano il lettore a riflettere e metabolizzare quanto letto fino a quel momento. Al contempo fanno la loro apparizione anche alcune lettere indirizzate a Raimondo da parte di suo padre, che non appare mai altrimenti nel romanzo. Le lettere sono completamente slegate dalla trama e arrivano anche ad anticipare alcuni avvenimenti. Spariscono, però, da metà del libro, lasciando nel lettore un punto interrogativo sulle sorti del genitore e, soprattutto, il dubbio che siano state inserite tra le pagine senza una logica ben precisa. I personaggi principali, Raimondo e i suoi compagni di corso Manlio e Tommaso, fanno nascere nel lettore un senso di tenerezza e protezione per la loro ingenua dolcezza, che porta anche a riflettere sulla loro differenza con gli adolescenti contemporanei. È un romanzo breve e, nonostante alcuni intoppi, si lascia leggere velocemente. È sicuramente consigliato a chi, come l’autore, proviene da un mondo militare di cui serba un ottimo ricordo, accompagnato da un pizzico di nostalgia.