
Boston, 1976. Il sedicenne Daniel Fitzsimmons è uno studente della Boston Latin dal passato assai difficile: all’età di otto anni ha visto sua madre venire strangolata sul sedile posteriore di un’automobile sul quale sedevano uno accanto all’altra; una Buick del ‘58 lanciata poi a folle velocità sull’acqua, dalla quale il ragazzo è stato estratto per miracolo. Da quel momento, l’unico punto fermo nella vita di Daniel è stato suo fratello Harry. Nonostante le buone intenzioni di consulenti scolastici e genitori adottivi, il suo è sempre stato un atteggiamento solitario. Poche parole, pochi amici, molti bulli a dargli fastidio. Daniel sa da sempre di essere diverso, di una diversità della quale farebbe volentieri a meno. Una diversità che lo conduce in acque torbide, profonde: la possibilità di vedere dentro le persone, immagini terribili che rivelano atti altrettanto spaventosi da esse compiuti. Fotogrammi brevi, nitidi, veloci. Si potrebbe trattare di pura immaginazione, ma il macigno sullo stomaco di Daniel alla fine di ogni visione racconta una storia diversa. Il ragazzo ha deciso che andrà a vivere per conto suo: al momento Harry, brillante studente di Harvard e stella del football, lo sta ospitando nell’appartamento che divide col suo compagno di college. Suo fratello non sarà molto contento della sua decisione, ma Daniel trova una stanza economica, per cinquanta al mese, in Kenmore Square, in un appartamento in stile vittoriano, con doppi vetri e finiture di ottone; l’affittuario, tale Simon Lane, è un tipo strano sulla quarantina, gli fa quasi un terzo grado. Per instaurare un rapporto di fiducia, dice. Abiteranno assieme e divideranno le parti comuni. Simon dice di essere, anzi, di essere stato insegnante di fisica teorica ad Harvard. I suoi studi e le sue teorie sono affascinanti. Entanglement, ovvero intreccio di particelle. Particelle che si muovono all’unisono anche se distanti fra loro anni luce. Fasci di energia che attraversano l’universo, collegando il creato in un’infinità di modi possibili. Daniel ascolta e partecipa, rapito. Sorseggia il suo tè con la sensazione di trovarsi a casa, perfettamente a suo agio e al sicuro, immerso dal bagliore del fuoco e dall’odore della pipa fumata da Simon. Tuttavia, le teorie descritte dal professore sono bizzarre, e non ancora provate scientificamente; forse il segreto sta tutto nell’aprirsi alla tensione dell’universo, un po’ come era successo ad Einstein quando cominciò a riflettere su come dare la caccia ad un raggio di luce, immaginando addirittura di cavalcarlo. Per un attimo Daniel ricorda la sensazione provata sei anni prima, nel cortile della scuola, quando giaceva sotto i colpi di Joey Watts. E di come era scivolato improvvisamente dentro la pelle del bullo scoprendo qualcosa di orribile...
Autori del calibro di Lee Child e Stephen King consigliano caldamente la lettura di Pulsazione, ultimo libro di Michael Harvey, documentarista e giornalista investigativo, nonché produttore cinematografico di grande successo. Due lauree, un master in giornalismo, attualmente Harvey - nato e cresciuto a Boston - risiede a Chicago, dove esercita come professore presso la Medill School of Journalism della Northwestern, ed è proprietario di un bar, il “The Hidden Shamrock”. Indubbiamente capace di tessere trame complesse e di tenere il lettore sul filo del rasoio, Harvey ci regala una storia spiazzante, ricca di personaggi ben delineati le cui esistenze sono destinate a incrociarsi, a intrecciarsi proprio come quelle misteriose particelle che rappresentano l’essenza stessa dell’universo. Da una parte Daniel, la sua vita da studente, il suo attaccamento ad Harry, la sua amicizia/attrazione per Grace; ma soprattutto la consapevolezza, quasi dolorosa, di riuscire a “sentire” in modo viscerale tutto ciò che lo circonda. Dall’altra ci sono Bark Jones e Tommy Dillon, una scaltra coppia di poliziotti (ma anche una coppia di amici di vecchia data) dall’animo tormentato, che battono le strade di Boston a caccia di delinquenti. La descrizione dei quartieri che fanno da sfondo alla vicenda è perfetta, vibrante, cruda. In una parola, viva: il fumo delle sigarette, gli hamburger troppo unti consumati nelle tavole calde, il sapore della birra, la prorompente bellezza delle ragazze che vendono il corpo fuori dai locali malfamati. Il cupo senso di oppressione che aleggia in quelle zone lontane dalla quiete e lo scintillio del centro, nelle quali le tensioni razziali sono pronte a sfociare in rissa ad ogni momento. Una città difficile da tenere sotto controllo, che priverà Daniel di ciò che gli è più caro al mondo: suo fratello. E ovviamente, lui lo aveva sentito. Proprio un attimo prima che la lama trapassasse la carne di Harry. Finalmente, Daniel, Jones e Dillon incrociano le loro strade: l’indagine parte, ma la sensazione è che l’autore ci metta un po' troppo a far convergere esistenze che per gran parte del libro restano separate: conoscerle è interessante, non ci si annoia di sicuro, ma ci si chiede spesso dov’è che si vuole andare a parare, come se la storia non si decidesse mai a decollare. La situazione è straniante, un po' come tutti quegli elementi di fisica quantistica disseminati nella narrazione. Le capacità sensoriali del protagonista conferiscono sicuramente originalità e fascino alla storia, ma la sensazione, alla fine, è che non siano poi così funzionali ad essa. Anche senza, Pulsazione sarebbe comunque un gran bel thriller.