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Putain de vie!

Putain de vie!

Vanessa ha un’infanzia e un’adolescenza segnate dalle violenze della madre. Non appena si allontana da casa si ritrova incinta. Raggiunge un’altra città dove una sua amica pare che se la cavi bene coi soldi: prostituzione. Quando Vanessa ha rapporti sessuali per lavoro prende precauzioni, quando ha storie personali, no. Ora ha cinquant’anni, fa ancora la prostituta e ha collezionato sei figli... Mei cresce nella Cina remota, dove anche i bambini lavorano dodici ore al giorno, che sia in una piantagione di riso o in un cantiere a trasportare mattoni. Tradizione e povertà spingono i genitori a “darla” in moglie al figlio dei vicini benestanti, persona che si rivela violenta. La fuga di Mei non trova più asilo presso la propria famiglia d’origine perché una donna non deve abbandonare il marito. Tanto più se ha un figlio. Mei scappa a Parigi, dove le hanno detto che molti cinesi si sono arricchiti vendendo ravioli per la strada. Arrivata all’alloggio per migranti, le sue connazionali le fanno subito capire qual è l’attività di tutte loro: niente ravioli, solo la strada... Lauriane è una normalissima ragazza della provincia dell’Ile-de-France, con una banale e noiosa infanzia alle spalle. È sempre stata attratta dal sesso, lo fa il più possibile, senza remore, senza legàmi: le piace e basta. Quando va con sconosciuti separa la mente dal corpo, ma solo per concentrarsi sul piacere fisico. È per puro caso che si trova a considerare di conciliare l’utile al dilettevole, visto che ci sono dei fessi disposti a pagare. Ma quando incontra un ragazzo che le piace davvero e lei gli racconta la sua attività, lui resta sconcertato e incredulo. No, lui non è disposto a pagare nessuna. Cosa sceglierà Lauriane?

Dieci storie vere di prostituzione che Muriel Douru, attivista contro le discriminazioni, ha raccolto di persona. Già nel 2003 aveva disegnato il libro per bambini Dis... mamas, volto a rendere l’infanzia avvezza al tema della famiglia omoparentale. È qui il grandissimo difetto di questo “Putain de vie!”: che non siamo dei bambini. Infantile il tratto, didascalici all’inverosimile i testi, sembra uno di quegli opuscoli degli anni ’80 che utilizzavano il fumetto per attirare gli adolescenti e parlargli di quanto la droga fosse brutta brutta brutta. Ci racconta dieci storie con la pretesa di squarciare un velo che in realtà è già perfettamente trasparente. Le nigeriane in mano alle organizzazioni che mandano le ragazze in Europa e tengono le loro famiglie in ostaggio in patria fino al completo pagamento del riscatto (qui però la Douru ha dimenticato di farci vedere che la riduzione in schiavitù in Nigeria è gestita da donne, le Maman). Il viaggio terribile verso l’Europa, i campi in Libia, il traffico dei migranti. Chi di noi non lo sa? Il fatto è che la Douru li affronta in maniera edulcorata e superficiale come se i destinatari di questa rivelazione fossero, appunto, degli adolescenti. Il discorso che la prostituzione sia brutta se frutto di coercizione, e rispettabile se frutto di libera scelta? Porta (semi)aperta. Semiaperta perché direi anche basta a quel politicamente corretto che mi impedirebbe di dire che personalmente non ho molta stima per una ragazza le cui scelte sono dettate dalla borsa da 15000 euri, dalla vacanza a Porto Cervo e del cretino che gliela paga. Poi libertà di scelta. E tornando alle scelte nelle pagine, quella dei colori è stupenda – questo va detto - ma il tratto dallo stile legnoso rende i personaggi inespressivi e privi di caratterizzazione.