
Marte, 23 Aries 312 Dopo il Grande Esodo. Il detective Dylan viene contattato per un’indagine da Zaniah, una donna Qinab, la potente casta di scienziate che manipolano il patrimonio genetico dell’uomo per far adattare meglio gli individui a sopportare gli ambienti estremi, come appunto l’atmosfera dell’inospitale Marte. L’alto ufficiale della prefettura scientifica del pianeta rosso confessa all’investigatore che lui è il prescelto per cercare una ragazza, numero di produzione Q502. La bambina – secondo la qinab ‒ dovrebbe avere un DNA non registrato e di inestimabile valore, posseduto segretamente dal consigliere Darkan, che regna su Phobos, la seconda luna di Marte. Dylan cerca di reperire informazioni chiedendo aiuto a Kofta, suo tutore, appassionato di cimeli del lontano pianeta Terra, abbandonato dal genere umano per una catastrofe ambientale. In breve tempo Kofta riesce a costruire a Dylan un’identità fittizia, scambiandola con quella di Max, un’operaio che lavora alla manutenzione dello spazio esterno alla cupola che consente agli umani di vivere su Marte. Ma perché è stato scelto proprio lui per questa missione? Forse che i suoi poteri di leggere nella mente delle persone possono condurlo a trovare la ragazzina dai superpoteri? Sarà ancora viva, dopo così tanti anni di un’ipotetica prigionia su Phobos?
Il secondo libro della Freddi mescola i tòpoi classici della fantascienza cyberpunk con la visione di un mondo postapocalittico e ipertecnologico, ambientando tutto su un Marte ostile, che in alcuni punti ricorda l’Arrakis di Dune, pianeta desertico e sabbioso dove è ambientato l’omonimo capolavoro di Frank Herbert. Il leggendario libro dello scrittore americano viene ricordato anche attraverso l’utilizzo di poteri di lettura della mente da parte della casta più alta, che governa ovviamente il pianeta rosso, dimora del genere umano. C’è inoltre una forte connessione con l’immaginario fantasy, come pure con quello filmico più classico, a partire da classici come Blade Runner, Star Wars e 2001 Odissea nello spazio sia per l’immaginario isolazionista che per le ambientazioni da space opera. Tutte queste suggestioni vengono mescolate in una prova narrativa che procede per quadri veloci, senza soffermarsi troppo sulle descrizioni degli ambienti o dei personaggi, in un certo senso quasi fotografica. La Freddi è abile nel tracciare una storia che si legge rapidamente, anche se in qualche pagina la mancanza di contestualizzazione e di ambientazione può diventare occasione di smarrimento per il lettore. Sono comunque godibilissime le pagine di questo lungo racconto, che man mano che passano i capitoli diventa una meditazione romantica su un mondo che ha perso quasi totalmente il senso dell’umano, attaccandosi alla tecnologia senza pensare all’effettivo bisogno dell’uomo di sperimentare sensazioni e vivere una vita in modo semplice, senza mediazioni.