
Sul corpo smembrato della donna travolta da un treno merci è difficile fare una autopsia che riveli molto, soprattutto se non se ne trova la testa. Dei suoi poveri resti si è accorto un macchinista passato sulla stessa linea all’indomani della sua morte. Della sua vita poche notizie: quarantanove anni, senza figli, moglie di un ferroviere con il vizio del gioco, una lunga storia di depressione. Nient’altro. Sembra tutto fin troppo chiaro. E Ardelia Spinola, uscita dalla sala autoptica, non ha molto tempo per continuare a pensarci. “Questa mattina sono qui, a colloquio con i miei pensieri sulla vita e sulla morte, sulla precarietà dell’una e sulla puntualità dell’altra”. Sempre tanti, infatti, i pensieri che affollano la testa di Ardelia, cinquantaquattro anni a giorni, un amore appena arrivato che sembra speciale nonostante le ombre, Arturo, “belloccio di mezza età, un po’ Harrison Ford, alchimista colto, collezionista di libri antichi, sciatore, apicoltore affascinante”. Meno male ci sono i suoi gatti a consolarla quando i pensieri più cupi e i dubbi si fanno strada tra ogni cosa. Il lavoro poi non dà tregua e Ardelia, che proprio non ce la fa a resistere alla tentazione di impicciarsi, è risucchiata dalla storia di Spartaco Guidi, l’anziano ritrovato con la testa spaccata in un faggeto di Albenga. In città c’era tornato da poco, dopo decenni trascorsi in un ospedale psichiatrico per aver ucciso un amico in gioventù, in circostanze mai chiarite. Un po’ pazzo lo era davvero, con quella fissa per il comunismo che lo faceva sbarellare spesso e volentieri nelle discussioni, e forse non era guarito tanto bene se prima della morte molti lo ricordano girare in pieno giorno, chino per terra, con una torcia alla ricerca di qualcosa di misterioso. Era un tipo strano, sì, ma buono, difficile pensare che il movente del suo assassinio sia celato nel suo passato infelice. Forse tra i parenti, dei quali – si sa – quando ci sono in ballo soldi e proprietà come in questo caso, è sempre meglio dubitare? Dopo tutto lo hanno sempre considerato un estraneo, non hanno mai voluto conoscerlo e si son rifiutati persino di occuparsi del funerale. Quali segreti si nascondono nelle vite delle persone? Quale è la vera storia del vecchio Spartaco e cosa ha a che fare con la donna del treno? E quali misteri esistono anche nelle nostre vite, riguardo le quali crediamo di avere soltanto certezze? Le ombre si confondono per Ardelia e si estendono cupe anche sulla sua vita privata, nonostante l’aria festosa del Natale alle porte…
Dopo Dopo il nero della notte ecco il terzo romanzo dedicato da Cristina Rava alla anatomopatologa sui generis Ardelia Spinola, cinquantenne forte e determinata ma capace anche di grandi abbandoni a vere tempeste emotive. La dote più grande della dottoressa impicciona che ficca il naso nelle vite dei poveracci che finiscono sul suo tavolo autoptico è proprio la grande umanità e empatia che è capace di provare e che la avvicina praticamente a chiunque. La migliore definizione della sua creatura la dà proprio la Rava in una intervista (dove, per inciso, racconta anche la sua passione per il giallo nordico e in particolare per Henning Mankell e Arnaldur Indriðason: “Animata verso i vivi come verso i morti da una profonda pietas laica, non esaurisce il suo ruolo compilando una perizia per la procura, ma andando a cercare le remote cause dell’agire umano, soprattutto quando questo comporta la violenza di un soggetto su un altro che ne diventa vittima. Paragona se stessa allo psicopompo di tradizione classica che traghetta l’anima del deceduto nell’Ade. Non ha illusioni di giustizia, ma ritiene che la scoperta della verità sia indispensabile alla pace dell’anima”. Quanto al suo privato, tende spesso alle catastrofi ma “è capace di grandi resurrezioni per quanto faticose”. In fondo è una donna che si sente un po’ sola, con le paure, le illusioni e i sogni di tutti, al di là del suo essere estroversa e simpatica e del suo linguaggio spesso colorito; per fortuna può contare su qualche buon amico, come la sua segretaria rumena Doina e lo zio Gabriel, sopravvissuto ai campi di sterminio, ai quali si è aggiunto di recente, a partire dal romanzo precedente, anche Arturo, che ha il solo difetto di essere troppo perfetto e crearle per questo qualche disagio. Quando finiscono le ombre si chiude su un nuovo scenario che, si presume, sconvolgerà la vita di Ardelia, un motivo ulteriore per il lettore che si appassiona alle sue storie per aspettare con impazienza il nuovo romanzo che, promette Cristina Rava, uscirà a breve nel 2017.