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Quando ho perso la testa

Quando ho perso la testa

Un giorno un bambino molto distratto perde la testa. Iniziano così i suoi guai: la mamma si lamenta perché non ascolta mai le sue raccomandazioni, non si lava in denti, non vuole più indossare il cappello e a scuola non riesce più a seguire le lezioni della maestra. D’altra parte come potrebbe, visto che è senza orecchie? La cosa però ha anche dei risvolti positivi: la sua testa può viaggiare liberamente nello spazio, superando i confini del tempo in maniera spensierata, il bambino non si annoia più e non è costretto a rispondere a tutte le domande che gli pongono i grandi. Un giorno al parco conosce una bambina tostissima che sa fare la lotta e a lui viene “voglia di darle un bacio”. È a quel punto che la sua testa ritorna immediatamente al suo posto ma, dopo il bacio, riparte subito per “nuovi viaggi, per fortuna stavolta non da sola!”... Quanti bambini potranno riconoscersi nel protagonista di questo albo! Bambini a cui piace fantasticare e perdersi in viaggi con i propri pensieri che invece vengono costantemente richiamati all’ordine dagli adulti, che gli ricordano di lavarsi le mani, di mettere in ordine la propria camera, di mangiare, di vestirsi, di stare attenti in classe...

Solo l’amore, il primo amore, avrà il potere di far tornare la testa del protagonista al suo posto, ma giusto il tempo per guardare la bambina, darle un bacio, e poi ripartire insieme per altri fantastici viaggi. Le parole di Matilde Tacchini, delicate ed essenziali, raccontano il punto di vista del bambino e le sue emozioni, mantenendo un tono nello stesso tempo poetico e leggero. Le illustrazioni della spagnola Mercé Galì, coinvolgenti ed allegre, le accompagnano attraverso personaggi buffi e molto espressivi, dalle linee semplici e dai colori avvolgenti, e riescono a restituire lo spiazzamento emotivo del bambino con leggerezza ed ironia. Un libro divertente da regalare e leggere a chi la testa non la perde mai e a chi invece la perde ogni giorno.