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Quando il mondo era giovane

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Un bambino di oggi ricorda ogni notte nel sonno una vita vissuta in precedenza, durante il Pleistocene, tramandata a livello genetico da un antenato primate chiamato "Gran Dente". Questo peso schiacciante che lo tormenta facendogli temere il calar delle tenebre viene interiorizzato dal bambino come una maledizione e questa seconda personalità notturna, violenta e selvatica fa di lui uno scherzo della natura, soggiogato dagli istinti e da una memoria razziale che non riesce a contenere… James J. Ward invece è un imprenditore di successo ma un uomo terribilmente infelice: il suo segreto è la scissione della sua vita in due diverse personalità che lo perseguitano dall'infanzia, l'uomo moderno contro un essere primitivo e incontenibile che crede di trovarsi in una remota epoca primordiale e che ogni sera al calar del sole prende il controllo del suo corpo costringendolo a isolarsi dal resto del mondo nel tentativo di non tradire la sua eccentricità notturna…

Incubi terrorizzanti, trasformazioni primordiali e visioni spaventose. In questa raccolta di racconti del prolifico autore americano Jack London, troviamo dal primo totalizzante racconto Prima di Adamo all'ultimo che dà il titolo alla raccolta, Quando il mondo era giovane, un filo comune, dominante in tutti i sensi: un opprimente e minaccioso istinto primordiale si risveglia prepotentemente nell'uomo moderno e ne sconvolge l'esistenza. L'incubo della sopravvivenza è una costante indiscussa nella vicenda di Gran Dente (il misterioso primate del quale seguiamo la crescita nel primo racconto): in questo come nei successivi racconti della raccolta, Jack London ci affascina con una sua personale e spiazzante visione delle teorie evoluzionistiche. Troviamo una natura dominata dalla legge del più forte e dalla lotta per l'esistenza, ma a seguito di questa naturale evoluzione London non fa presagire la certezza di un avvenire migliore, di un perfezionamento della razza e dunque di un futuro più nobile del primitivo mondo del Pleistocene. Anzi, un'idea antitetica si insinua prepotente nella mente del lettore: nel mondo di Gran Dente come in quello di James J. Ward l'individuo più adatto alla sopravvivenza è sempre quello moralmente peggiore. Ognuna di queste storie di conflittualità mette a nudo i pensieri dei protagonisti e i loro più oscuri segreti in modo crudo e critico, sviscerando l'immagine di un sè mostruoso e instabile, colpevole di una diversità sulla quale non può avere controllo. La prosa potente e solida, instilla rassegnazione nel lettore: in un crescendo che sfrutta ogni singola riga, parola o sillaba per imprimere tensione, l'autore ci guida in un finale affatto rassicurante. La lotta, estenuante e violenta, rinasce ogni volta con l'inizio di un nuovo racconto e la parola fine non solo è carica di disillusione e rabbia, ma probabilmente non verrà neppure mai scritta.