
Anika è alla fermata del tram ed osserva la neve. Quando era piccola, in Polonia, attendeva la neve con un misto di stupore e poesia; ora invece, a Torino, la neve è sporca e crea una fanghiglia grigia contro il bordo del marciapiede. Anika deve andare a casa, da Adam, l’uomo di cui lei riconosce tutto, naso, bocca, occhi. Quegli occhi che non guardano, ma le passano attraverso e la rendono fragile e sola. Più tardi, a letto, Anika è girata di spalle e rimbalza lieve sul materasso, mentre lui si siede sul letto. Quando si sdraia e le sfiora il braccio, lei serra le labbra e resta immobile, teme che l’ombra del sonno non riesca a bloccare la voglia dell’uomo. Ma le dita di Adam arrivano al gomito, lì si fermano un attimo, poi la lasciano andare. Ed Anika può finalmente provare a dormire… Claudia è in bagno, ha appena fatto la doccia. Friziona i suoi lunghi capelli con un asciugamano ed esce dal bagno, prima che lo specchio rifletta una verità che non le piace. Damiano la attende in cucina e, quando lei si siede su una delle poltrone di vimini, lui le versa il caffè, come fosse il suo cameriere personale. La cosa che la ferisce maggiormente è la finzione tra loro. Si svegliano, si sorridono, ripetono ogni giorno la commedia con una facilità che la spaventa. Quando lei e Damiano si sono incontrati, si bastavano, poi, a poco a poco, Claudia ha cominciato a notare lo spazio vuoto che avevano a disposizione e si è sentita piccola piccola. Claudia vive a Rossano, in Calabria, quarantamila abitanti, e va al lavoro a piedi; raggiunge Gioia, in negozio ed anche questa volta, quando l’amica glielo chiederà, dovrà confessarle che è andata come sempre: niente bambino… Anika lavora in un ristorante giapponese; i giapponesi le piacciono molto, perché non si toccano mai. Le piace il signor Akira – il proprietario – ma soprattutto le piace Daisuke, il cuoco. Le piace il modo in cui la guarda, con una pressione leggera, che non può fare male. E le piace lavorare nella cucina di un ristorante giapponese, che per lei non ha odore e non le scatena la sensazione di nausea, che ha di solito ultimamente…
Anika: quando una donna, per paura di restare sola, sceglie l’uomo sbagliato, chiude gli occhi e si fa usare, poi finalmente apre gli occhi e scappa. Claudia: quando una donna sceglie l’uomo giusto, chiude gli occhi e lo usa, poi finalmente apre gli occhi e riesce a vedere la realtà. Sara Maria Serafini: quando una donna riesce ad esplorare, con rispetto ed estrema gentilezza, il lato umano delle donne – quello che va oltre l’apparenza, l’outfit ed il trucco – ed il lato umano degli uomini, quegli uomini che fanno da contorno a questa storia al femminile. La storia di Anika e Claudia, due caratteri perfettamente tratteggiati, due vite segnate da dolore, frustrazione ed amarezza, è un percorso accidentato nell’universo femminile, dove i desideri più segreti, abbandonati a se stessi e non coltivati, rischiano di inaridirsi ed essere inghiottiti dal vuoto. L’incontro tra le due donne avviene in maniera assolutamente casuale, nella sala d’attesa di un ginecologo, perché la loro è una storia di nascita e di rinascita, una storia di dolore e di amore, una storia di maternità, di amicizia, di speranza e di vita. I loro sono due mondi assolutamente antitetici: Anika proviene da un contesto fatto di precarietà ed emarginazione, mentre Claudia vive in una realtà piccolo borghese, dominata da tradizioni ed abitudini dalle quali è difficile staccarsi. Ma la solidarietà, tra queste due donne così diverse e così uguali, è tale che i loro due mondi finiranno per fondersi in un unico abbraccio d’amore. La scrittura precisa, franca e senza sentimentalismi della Serafini, rende questo romanzo, come ben espresso da Sara Rattaro nell’introduzione, “…un libro scomodo, a tratti amaro. Un affare di viscere e sentimenti umani”. Ma è anche una storia bellissima, in cui la Donna, fragile e forte insieme, ne esce vincente, raggiungendo nuovi equilibri ed un nuovo riscatto.