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Quanto oro c’è in queste colline

Quanto oro c’è in queste colline

Adesso che Ba se n’è andato servono due dollari d’argento per seppellirlo, per chiudergli gli occhi. Due dollari d’argento che però Lucy e Sam non hanno. Nemmeno la banca è disposta a fornirli a quei due ragazzini, nonostante Lucy ricorra alle parole magiche di Ba. A credito, chiede, ma la banca risponde di non fare carità, soprattutto non a due come loro. È ironico come Ba sia arrivato in quelle terre con la certezza di diventare ricco, convito che quelle colline, dietro l’erba così gialla e luccicante, nascondessero grandi giacimenti d’oro, mentre loro adesso, per colpa di quelle convinzioni, arriverebbero persino ad uccidere per due dollari d’argento. Sam impugna la pistola. Al contrario di Lucy, non ha voglia di supplicare. Ma sparando non ottiene nulla. Il proiettile manca il bersaglio. Allora prendono ciò di cui hanno bisogno per partire. Compreso quel che resta di Ba, con l’intenzione di seppellirlo come si deve. Lucy infatti teme che se non lo faranno la rabbia di Ba uscirà dal suo corpo ormai senza vita e si trasferirà dentro quello di Sam. Le vengono i brividi a pensarci. Ha paura. Paura di Sam nonostante il suo goffo tentativo di giustificare le proprie azioni. Non hanno fatto male a nessuno, dice. Ma questo, nel mondo in cui vivono, non ha importanza. Per quelli come loro qualunque cosa diventa un reato e, se serve, fanno una legge apposta...

Romanzo d’esordio della scrittrice americana C. Pam Zhang, Quanto oro c’è in queste colline si attesta come un racconto epico nel quale realtà e fantasia si intrecciano costantemente. L’autrice affronta con una scrittura delicata e morbida tematiche complesse, attuali secondo l’immaginario collettivo eppure calate all’interno di una dimensione che assume le forme dell’America della corsa all’oro, trasfigurata però da un esotismo particolare e da un clima di malinconia profonda. Zhang, più o meno implicitamente, parla di sogno americano, d’immigrazione, d’identità di genere, ma anche del rapporto tra genitori e figli, di senso d’appartenenza, di cos’è “casa”. A fare da sfondo alla fuga di Lucy e Sam, un non-luogo e un non-tempo dal sapore western che l’autrice descrive senza rinunciare mai al tocco delicato di una visione infantile. Anche dopo aver affrontato un percorso di crescita profonda lo sguardo della protagonista rimanda a memorie di bambina, ricordi che vanno a stridere con l’atmosfera di sconvolgimento emotivo che caratterizza la vicenda. Niente viene svelato direttamente e i motivi più radicati che muovono il romanzo si rivelano lentamente, a volte nemmeno in maniera diretta: tutto assume le forme di una favola, nulla viene raccontato attraverso le modalità consuete e sull’intreccio il peso del passato si interseca col peso del presente. Una continua trama di richiami che contribuisce a quell’atmosfera favolistica e allo stesso tempo reale che fa di Quanto oro c’è in queste colline un romanzo magnifico e magico.

LEGGI L’INTERVISTA A C PAM ZHANG