
1944, Toscana. Dopo aver, in molti, confidato in una rapida fine del secondo conflitto mondiale, si inizia a capire che invece si è di fronte ad un susseguirsi di duri combattimenti e cruente, improvvise rappresaglie. Alle inaspettate e furiose vendette naziste si aggiungono ora anche le sanguinose sanzioni ai renitenti alla leva da parte dell’appena sorta Repubblica Sociale Italiana, che va rastrellando borghi, campi e foreste alla ricerca di chi è scampato agli arruolamenti. In questo fosco panorama, la famiglia Matteini cerca - compatibilmente con le proprie condizioni di numerosità e povertà - di aiutare come può tutti coloro che ne sembrano meritevoli: chi con viveri, chi con l’alloggio, a patto che possa dare una mano con il lavoro nei campi. Ecco come, ad esempio, Alvaro viene a conoscersi con Corrado e Lele Matteini. Due fratelli, il primo forte, pugnace e concreto - che ha tra l’altro già sulle spalle quasi tre anni di combattimenti al fronte - il secondo più riflessivo, romantico e fragile. Ed inoltre gli viene presentata Flora, di cui Lele è innamorato; una donna tanto stimolante e attraente quanto sentimentalmente volubile, incerta. La vita dei giovani oscillerà, per un po’ di tempo, tra la ricerca delle soluzioni più indolori alle circostanze che la guerra di volta in volta introduce ed una sana e gioiosa ricerca del completamento nell’altro sesso, fino ad un inaspettato epilogo...
Sorta di docufiction in libro, che parte dall’episodio realmente accaduto dell’eccidio di Maiano Lavacchio, frazione rurale di Magliano in Toscana, e ne rispetta le descrizioni dei luoghi ed i nomi dei personaggi dall’una e dall’altra parte coinvolti, cercando di immaginare come si sia svolto l’ultimo periodo della loro vita prima dalla data di quell’angoscioso fatto storico, ossia il 22 marzo del 1944. Le vittime dell’eccidio fascista – undici giovani renitenti alla leva fucilati in una scuola dopo un processo-farsa di mezz’ora – sono oggi ricordate come “I martiri d’Istia”. La tematica è fondamentale ed il modo di esporla toccante: un po’ come avviene in Se questo è un uomo di Primo Levi, ci si chiede a cosa possa spingersi un uomo in determinate condizioni e quali siano gli impulsi ancestrali che lo spingono ad azioni efferate e dannate, del tutto esulanti dal conflitto bellico, che funge solo da cornice e da pretesto. Bisogna però scindere il giudizio sulle parti narrative – ben sviluppate e convincenti sia sul piano contenutistico che stilistico – e quello relativo agli inserti “storici”, che, sia pur probabilmente necessari nell’economia dell’opera, finiscono per spezzare un po’ troppo il ritmo e, nella forma che si è deciso di utilizzare, risultano un po’ didascalici. Forse destinare tali notizie in un’unica appendice in fondo al romanzo avrebbe giovato sia alla continuità che alla linearità e velocità del racconto, comunque senz’altro interessante e consigliato, oltre che “meritorio” per aver riportato alla luce un misconosciuto ma importante episodio del terribile periodo dell’occupazione nazista in Italia, prima della fine della Seconda guerra mondiale.