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Quelli cattivi

Quelli cattivi

Pietro Salis si è appena svegliato e si sta guardando allo specchio. Lo spettacolo non è dei più edificanti. La canottiera bianca sulla pancia strabordante, i pettorali di un tempo che ora assomigliano al seno cadente di una vecchia, la pappagorgia e i capelli sempre più radi. A soli cinquantaquattro anni. Lo sguardo però è sempre quello. Freddo e inespressivo, il motivo per cui nell’ambiente della mala tutti lo conoscono come “er Cattivo”. Sono lontani però i tempi in cui, assieme a Fanfara e Scrocchiazzeppi, dominava sul litorale romano, terrorizzando tutti. Sono lontani i tempi in cui, assieme all’estremista di destra Omar Gentile, ha realizzato un colpo da quaranta miliardi con una rapina in una banca spagnola e si è sistemato definitivamente. Ora, mentre osserva il suo inesorabile decadimento fisico, sente la voce di sua figlia Barbara che lo avverte del tentato furto in atto della sua Mercedes ultimo modello. Uno scherzo, probabilmente. Chi può mai tentare di rubare la macchina a er Cattivo? Nello stesso istante in cui Pietro si precipita giù dalle scale con una mazza da baseball però ha già capito tutto. Due persone, caschi integrali, una moto enduro accesa e pistole semiautomatiche: un agguato in piena regola. Pietro Salis viene attinto da un colpo al petto e uno alla testa, morendo sul colpo. Quello che non saprà mai che il suo è solo il primo di una lunga serie di omicidi eccellenti destinati a ridisegnare gli assetti della mala romana…

La premiata ditta Lugli-Del Greco ritorna con questo hard-boiled all’amatriciana. Terzo romanzo per loro in coppia dopo Città a mano armata del 2017 e Il Canaro della Magliana uscito l’anno scorso, entrambi per Newton Compton. Un sodalizio vincente e fortunato questo tra un cronista di nera di razza e uno sbirro vecchio stampo che riesce a regalare ai lettori romanzi ispirati a veri fatti di cronaca, senza tralasciare nulla neanche la violenza più efferata. Anche questo Quelli cattivi non fa eccezione: qui il realismo della cronaca cresce in un climax di brutalità che lascia il lettore sgomento. La scrittura è resa scorrevole e dinamica grazie allo stile impareggiabile di Lugli mentre i fatti narrati sono assolutamente verosimili e ricchi di particolari e sfumature per via della grande conoscenza sul campo di Del Greco. Un romanzo sui toni del grigio dove i personaggi non sono mai nettamente buoni o cattivi, ma tutto si mescola e la narrazione è sempre tesa e serrata fino al successivo colpo di scena. Gli aficionados di Romanzo criminale et similia non rimarranno delusi.