
Roma, 1938. Una famiglia si saluta sui binari di un treno che sta portando il padre lontano per lavoro. La figlia adolescente stringe la mano del fratellino, mentre cerca di capire un perché che non è alla sua portata, in un mondo in cui non si è più liberi. La mamma fa di tutto per non piangere mentre scambia con il marito uno sguardo che dice tutto. Finché il capotreno fischia e il “treno si muove, scivola sui binari come le cose che non riusciamo a trattenere”. Roma, 2013. Dopo un massacrante doppio turno, Flavia passa in macelleria dalla madre che potrebbe aver bisogno di aiuto in negozio e che infatti le chiede di portare lo spezzatino su a nonna Luli, non senza raccomandarsi di controllare che il fratello abbia fatto i compiti, invece di passare come sempre il pomeriggio davanti ai videogiochi. Sabrina non ha nessuno su cui contare oltre lei, insieme sono una squadra, un’isola e Flavia la aiuta con dedizione, anche quando è stanca, anche quando avrebbe bisogno di una doccia corroborante e di una buona dormita, come ora. Sale comunque volentieri da nonna Luli, che ha quasi novant’anni ed è la loro dirimpettaia del pianerottolo al terzo piano, e da sempre le ha fatto da nonna pur senza esserlo: il loro è un rapporto speciale e la sua cucina è un accogliente nido dove si rifugia quando ha bisogno di “mettere a tacere il rumore”...
Due storie che corrono parallele, due epoche ben distinte, due donne che sembrano diverse ma che hanno in comune molto più di quel che sembra. I tempi verbali della narrazione rispecchiano le epoche e il presente del 2013 comunica attesa e inquietudine, mentre il passato del secondo Dopoguerra ha in sé l’ineluttabilità di ciò che è stato e non si può cambiare, anche se doloroso. Commovente, intenso, vibrante e struggente, Quello che si salva è un romanzo che parla di coraggio, rimpianto, tenacia, determinazione e di quell’amore che supera il tempo e lo spazio. Un romanzo che pone l’accento sull’importanza di vivere davvero, senza lasciarsi trascinare dall’abitudine e dall’inerzia, galleggiando, perché “Bisogna sempre difendere ciò in cui si crede”. Una scrittura densa, corposa, ma delicata, che sedimenta nel lettore e lo colma di consapevolezza. Ricco di storia, i numerosi riferimenti sono realmente accaduti e supportati da un lavoro di ricerca, come la stessa Silvia Celani spiega in una nota, rendendolo così più autentico, mentre rivela particolari meno conosciuti ad affiancare fatti più noti: il ghetto romano, le leggi antisemite, il dolore, l’odio e la disumanizzazione dei lager, la guerra, insieme alla storia di giovani partigiani romani, “in bilico tra la vita e la morte” che avevano “bisogno di scegliere la vita”. Al centro del romanzo un sevivon, una trottola ebraica a quattro facce tipica della festa di Hanukkah che parla di miracolo e come un miracolo condurrà i personaggi attraverso il loro percorso di crescita personale, di salvezza e rinascita.