
Questa è una favola che inizia a Vatapuna, “paese che non c'è” in un Sud America di fantasia. Per amore del vero si dovrebbe dire che questa avrebbe potuto essere una favola se non fosse stato per l'ostinata Rose, determinata come può esserlo solo chi ha già incontrato avvallamenti e paludi. Ex prostituta, ora pescatrice, vive in una placida baracca sulla spiaggia, convinta di esaurire sulla riva del mare i giorni a disposizione: fino a quando, sputato fuori da un passato misterioso come una lisca di pesce, irrompe nella sua quotidianità Jeronimo, deciso a non farsi rovinanare il panorama dall'orrendo ammasso di legno in cui Rose abita. Ed è nella dimora di Jeronimo, non ancora terminata, che si compie un truce incantesimo: dove, con un amplesso senz'amore, viene concepita la scapestrata Violette, destinata a diventare, prima dei diciotto anni, concime per i vermi. Lascerà in eredità al mondo Vera Candida, che dalla nonna Rose ha preso la determinazione e dal padre ignoto una sicura repulsione per gli uomini. Quello che sappiamo di lei è forse poco, ma quanto basta per imbarcarci in un viaggio che da Vatapuna la conduce, sola e incinta, a Lahomeria, città sul continente. Per ricominciare una nuova vita: e spezzare, forse, il triste vincolo che lega le sue donne alla sfortuna...
Non può che spiazzare ed affascinare Véronique Ovaldé, classe 1972, considerata tra le voci più originali della narrativa francese. Spiazzare con la sua capacità di cambiare stile e registro, passando dalla descrizione asciutta di un “cuore trasparente” alla giostra di sentimenti in questo nuovo romanzo pubblicato da Ponte alle Grazie. E affascinare, sempre e comunque, che parli di uomini, donne o pesci volanti, che ambienti le sue storie in palcoscenici reali o crei appositi fondali in cui piantare il seme della narrazione. Perché con la Ovaldé il racconto si fa affabulazione pura, incastro di immagini ed immaginazione: un luogo dove i personaggi, osservati teneramente e lasciati liberi di agire, acquistano il necessario rilievo per emergere dalle pagine facendosi intreccio di pensieri ed azioni. Quello che so di Vera Candida ricorda le più belle storie di García Márquez, ma si àncora alla realtà con figure di donne malinconiche e forti, il cui riscatto passa per scelte coraggiose, il cui amore ha bisogno di tempo per sbocciare, e la cui solitudine è un piccolo tesoro prezioso. Un grande, appassionante romanzo di “lotta” sentimentale ed emotiva declinata al femminile, dedicato alle donne comuni che della vita hanno fatto una sfida senza aspirazione alcuna ad essere eroine.
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