
Londra, 5 febbraio 1956. Primo evento. Al National Film Theatre vengono proiettati una serie di cortometraggi per quattro giorni. Si tratta del primo programma del Free Cinema, dove critici e cineasti (tra cui Lindsay Anderson, Karel Reisz, Tony Richardson e Lorenza Mazzetti) portano sullo schermo pellicole libere, eterodosse, che riproducono la vita della gente comune, dei giovani e giovanissimi della working class, con tecniche nuove in grado di rielaborare i fatti oggettivi in forma poetica e suscitare nel pubblico una reazione emotiva, che sia amore o rabbia. Altre forme artistiche coeve, letteratura, teatro, musica e fotografia, perseguiranno lo stesso obiettivo: incorniciare la poesia del quotidiano. Con il ritorno al “documentario poetico”, sulla scia di Jean Vigo ed Humphrey Jennings, contrapposto al British Documentary Movement degli anni ’30 e ’40, nel Regno Unito si apre una stagione importante di mutamenti culturali… Londra, 8 maggio 1956. Secondo evento. Al Royal Court Theatre di Sloane Square, la English Stage Company mette in scena Ricorda con rabbia, un dramma scritto da John Osborne, scelto tra oltre settecento copioni inviati a seguito di una richiesta di contributi teatrali inediti pubblicata su “The Stage”. Il venticinquenne Jimmy Porter, identificato dalla critica come il portavoce della sua generazione, è il protagonista di un’opera che i recensori dell’epoca (soprattutto Kenneth Tynan) considerano contemporanea, progressista, impegnata, in grado di squarciare il quietismo del panorama intellettuale e sociale, di scuotere la generale approvazione acritica dell’Establishment, diventando l’opera teatrale più popolare del decennio (anche grazie al ruolo assunto dalla nuova televisione commerciale). Il pubblico del West End, abituato a scenari teatrali borghesi, è rapito da Jimmy, che dà voce ad una ribellione non ancora esplosa, ad un antagonismo verso le vecchie generazioni, alla perdita di fiducia dei giovani nel sogno socialista dei propri padri, così come, più tardi, fu Michele Apicella di Nanni Moretti per i giovani italiani. Secondo John Russel Taylor, Look Back in Anger fu uno spartiacque rivoluzionario per il teatro inglese. Londra, 9 agosto-9 settembre 1956. Terzo evento. Alla Whitechapel Gallery, nell’East End (zona proletaria della città), si inaugura la mostra This is Tomorrow, nata dalla fattiva collaborazione di architetti, pittori e scultori, uniti dal comune intento di rigettare ogni idea di “purezza” artistica e di primato di un’arte sull’altra. Nelle dodici sezioni in cui è suddiviso il percorso espositivo non ci sono didascalie o legende, e il visitatore è lasciato in balìa delle proprie intuizioni e percezioni da cui deve farsi guidare per interpretare le opere esposte. Se da un lato l’evento richiama la cultura working class, dall’altro c’è la volontà di trasformare questa cultura in una nuova forma d’arte che sia expendable, ma con una forza tale da prevalere sulle teorie idealiste e assolutiste dell’arte, alle soglie della cultura pop che dilaga negli anni ’60…
Silvia Albertazzi, professoressa ordinaria di Letteratura inglese presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna, scrive un saggio corposo (non tanto per numero di pagine, ma per quantità di nozioni) sul cambiamento sociale, artistico e intellettuale all’interno della società inglese originato da tre eventi culturali-chiave svoltisi nel 1956. Gli eventi storici di quel periodo (in particolare la crisi di Suez e l’invasione sovietica dell’Ungheria) determinano conseguenze importanti dal punto di vista sociale, che a loro volta coinvolgono il mondo della cultura in generale. Ed è proprio il cambiamento sociale e soprattutto culturale (pensiamo alla cultura pop e alla pop art) che l’autrice va a scandagliare, delimitando la ricerca al decennio 1956-1967. Non a caso il sottotitolo del libro è proprio Gioventù, cultura e rabbia nel Regno Unito. Nel testo si legge di come l’evoluzione artistica, cinematografica, teatrale, letteraria e musicale britannica di quel decennio sia stata influenzata dai tre eventi-fonte, e di quale sia stato l’esito di tale trasformazione. Nello sviluppo della ricerca l’autrice colloca sotto una lente d’ingrandimento opere ed autori, che analizza in modo molto approfondito. Il saggio non si presta ad una lettura epidermica, ma esige quasi un’attività di studio, che comunque non è resa difficoltosa da un linguaggio troppo erudito, e presuppone il possesso di alcune nozioni sul tema per godere appieno della lettura. Per gli amanti del genere si segnala inoltre che il libro è arricchito da una cospicua bibliografia nonché filmografia e videografia.