
L’essere umano dimentica sempre di passare del tempo con il proprio cervello, dedicandogli le stesse attenzioni che, invece, destina ai muscoli o al benessere del corpo. La mente viene caricata di sollecitazioni e pensieri negativi. Ci interroghiamo costantemente su quello che pensano gli altri, ci guardiamo allo specchio vedendo quello che non siamo, passiamo il più delle volte il tempo ad autodenigrarci. Eppure basterebbe considerare tutti quelli che ci circondano come noi – ovvero non altro che esseri umani in grado di commettere errori, da cui si può e si deve imparare – per cominciare un percorso diverso, in cui sentirsi rinati. In molti altri casi però si fanno strada altre voci o pensieri più intrusivi, che limitano il nostro quieto vivere. Sentiamo il bisogno di mettere in atto determinati rituali proprio per adeguarci a quello che ci viene chiesto da quel “qualcuno” nella nostra testa. Ripetiamo gli stessi gesti per due, tre, svariate volte, come controllare la manovella del gas o pulire il lavandino seguendo percorsi geometrici prestabiliti, oppure ci laviamo le mani fino a screpolarle per allontanare ogni traccia di germe. I disturbi ossessivo compulsivi possono allontanare una persona dalla realtà quotidiana non facendola partecipare ad una normale esperienza sociale, esattamente come altri “mostri” mentali quali, ad esempio, le psicosi o altri ostacoli all’equilibrio mentale, che, se diagnosticati, possono risolversi, più che con la sola forza di volontà, con terapie e, in alcuni casi, farmaci…
Il titolo originale sottolinea come tutto sia solo nella nostra mente e di quanto abbiamo bisogno a volte di darci una sana “regolata” (quel “get your shit together” del sottotitolo inglese). Un libro in cui spesso i font usati sono quelli della pubblicità, in cui le lettere maiuscole la fanno da padrone, come in quei post su Facebook che vogliono attirare la tua attenzione a tutti i costi. Discorsi urlati, quindi, se consideriamo la maiuscola un modo per farsi sentire da tutti, che possono in alcuni punti risultare fastidiosi o eccessivamente indulgenti verso se stessi. L’autrice, nota sceneggiatrice inglese e autrice di un romanzo autobiografico divenuto poi serie di culto tra gli adolescenti d’Oltremanica (My mad fat diary) sembra anche qui voler renderci partecipi di un’ulteriore seduta con il suo psicanalista in cui le è stato chiesto di dare spazio a tutti i pensieri positivi con cui riesce a superare le giornate uggiose. Qualcuno potrà ovviamente prendere spunto tra le risatine, le frecce giganti e le illustrazioni accattivanti di Jo Harrison per rimettere in discussione ciò che ronza nel proprio cervello per cercare di andare più d’accordo con quella parte che è spesso poco considerata. Occorre però superare pagine e pagine di frasi ovvie e già sentite o di consigli dallo stampo prettamente televisivo, al limite dello slogan pubblicitario (“Sii il tuo più grande fan” o “Vai bene così” – mantra quotidiano della stessa Rae Earl), per scovare qua o là qualche utile perla di saggezza. Un lavoro da speleologo che però non appare sempre facile.