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Raccontami di quel giorno di autunno

Raccontami di quel giorno di autunno

Seconda Guerra Mondiale. Angelica adora studiare e sogna di andare all’università: riesce a convincere i genitori, che l’accontentano controvoglia. Il suo sogno è diventare una giornalista. Dopo la sua laurea, il padre le presenta Giovanni, un ingegnere, un “brav’uomo”. Angelica non ne rimane affatto colpita ma, per non contraddire di nuovo i suoi genitori, accetta prima di frequentarlo e, poi, di sposarlo. Eppure la sua sarà una scelta infelice. Giovanni, che ha abbracciato l’ideologia fascista, è vedovo e ha un bambino di nome Carmine, che sarà la sola gioia di Angelica. Suo marito la mortifica senza remore, calpesta la sua dignità, fino ad avere una figlia, Ginevra, da una prostituta minorenne che frequenta abitualmente in una casa di appuntamenti, dove l’uomo, poi, muore. Dopo il lutto, Angelica si trasferisce con Carmine a casa dei genitori (qui vivono anche i fratelli minori: Guido e Agnese, coi quali la donna ha un legame forte) dove, in soffitta, nascondono un giovane ebreo, Samuele, amante della pittura e dei libri. E proprio da Samuele, pian piano, Angelica trova il coraggio di esporsi di nuovo, fino a collaborare con un giornale clandestino antifascista di Roma, e non solo…

Arianna Andreoni, scrittrice giovanissima – che ha esordito con Stella nel 2020 – col suo secondo romanzo propone un contesto storico importante, cruciale per la storia del Novecento, ma che si affaccia appena nel testo, sebbene si mescoli chiaramente alla vita della protagonista e della sua stessa famiglia. La Seconda Guerra Mondiale resta lo sfondo, un po’ sfocato, su cui agiscono i protagonisti in primo piano. La narrazione è affidata più al dialogo che alle descrizioni o ai moti psicologici, che risultano anch’essi latenti, come la base di un iceberg sommersa dai non detti, dai non pensati. La parola parlata detta il ritmo del romanzo, rendendolo a tratti quasi troppo lieve e leggiadro, come se planasse in superficie senza voler sondare troppo gli abissi. Fluido è l’approccio e lo stile della scrittrice, che corre veloce con la sua penna, zampillando sugli eventi che si susseguono, come acqua di sorgente. Non manca qualche refuso di troppo nella scrittura, che riporta il lettore alla realtà. La storia di Angelica, seppur carica di temi profondi e seri, plana sulla vita ma sfiorandola, mantenendo la sua inguaribile levità. Resta quel messaggio di speranza che accarezza il lettore e lo culla, come un bambino a cui ancora non è dato di conoscere le viscere del mondo.