
Savero Perricelli è un rappresentante di bigiotteria e piccola oreficeria: lavoro solo apparentemente modesto e noioso, nel suo caso. Gli permette, infatti, di coltivare un hobby segreto: la collezione di donne. Ma Saverio è anche papà affettuoso e marito premuroso, sempre. Soffre solo, a suo dire, di “un eccesso di vitalità” che lo spinge a intrecciare numerose quanto fugaci relazioni con donne diverse. La sua vita, dunque, si svolge felice e ordinata tra incontri clandestini e gioie della famiglia, finché, un brutto giorno, incontra per caso Pasquale Terzigno, killer del clan dei casalesi… Il drammatico caso di Marco Sirianni che, in un impeto di follia, uccide Manuela Clerici, una donna dalla doppia vita... Laura, attraente ventiseienne, si sveglia con il desiderio di fare una passeggiata mattutina sull’Appia Antica, non lontano dal suo piccolo appartamento. Lì si imbatte per caso in Tommaso, l’ex fidanzato che ha lasciato da poco. Il giovane le parla in modo strano, freddo, quasi irreale... Fabrizio e Luigi sono due fratelli amanti della pesca con la mosca, due uomini apparentemente molto affiatati e legati da solidi sentimenti fraterni… E poi la triste storia di Ettore Monastra; il perduto, infelice amore di Claudio Giustolisi; la vicenda del signor Vitali e delle sue anomale analisi del sangue e, infine, la storia di Concettina Lionti, una sbirra che non va d’accordo con i superiori…
Nove racconti gialli compongono questo libro offrendo al lettore tutte le gradazioni del noir insieme a non poca ironia e ad alcune interessanti atmosfere cittadine, sparse qua e là per la nostra penisola. I riferimenti letterari dei racconti vanno dalla commedia al thriller psicanalitico, dall’incubo kafkiano al noir gotico, fino alla quotidianità più banale dei nostri tempi di crisi politico-economica e COVID-19: “Non confido nell’aldilà, ma spero di raggiungere i miei cari nei prati verdi dei racconti della mia infanzia, immerso nell’acqua fresca di un ruscello. Però, al punto in cui sono, andrebbe bene anche un pozzo scuro senza fine, un abisso melmoso, qualsiasi spazio, bello o brutto che sia, in cui esiste il luogo dei morti” afferma Ettore Monastra, protagonista del racconto Io ho ucciso. Tra intimità e male di vivere, chiusi nella prigione della mente o di una vita che non li appaga, sognatori o prosaici, tormentati o superficiali che siano, i personaggi creati da Vincenzo Cantarella e le loro vicende ci attraggono e ci incuriosiscono coinvolgendoci in altrettanti drammatici percorsi di vita.