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Ragazze di città

Ragazze di città

Nella Stoccolma dei primi anni del Novecento, un piccolo appartamento ha una vivida storia da raccontare. Elizabeth lo abita insieme ad altre giovane donne che, come lei, tentano di ritagliarsi un posto nel mondo. Dimostra per le coinquiline lo stesso affetto materno che nutre per il fratello minore, Putte. È lei a tenere l’ordine in casa e a rendere i magri stipendi sufficienti a vivere con dignità. Ciò che è più costoso va acquistato a fine mese, mentre i capricci sono concessi solo negli ultimi, nel caso in cui dovesse avanzare qualche spicciolo. È grazie ad Elizabeth se la tempestosità di Eve, la rigidità di Emmy ed il cuore sensibile di Baby riescono a mantenere un perfetto equilibrio. A fine giornata, attorno al tavolo della cucina poco illuminata, condividono i loro segreti e, specialmente, i loro amori. Uomini che potranno avere, ma non dovranno mai amare, accontentandosi di essere amanti che non diverranno mai mogli: la società ha una gerarchia ben precisa. Eppure, noncuranti di essa, decidono di innamorarsi comunque, beffandosi del destino. Così si acconciano i capelli, si scambiano scarpe e vestiti ed escono la notte, a ballare e cantare per le vie di Stoccolma. Tutto questo, finché nelle loro vite non subentra la condanna: il desiderio di libertà. Ciò che ogni donna vorrebbe e che, tuttavia, teme una volta ottenuta. Gli scioperi delle donne nei luoghi di lavoro diventano notizie all’ordine del giorno, portando scompiglio all’interno delle calme mura casalinghe e dividendo le amiche, così come il popolo svedese, tra coloro che abbracciano il progresso e quelli che lo temono. L’amicizia indissolubile sembra essere stata disillusa dalla politica. Tuttavia l’arma contro l’oppressione è e sarà sempre l’unione. Quattro donne possono fare la storia...

Ragazze di città è un romanzo con una storia secolare. Fu pubblicato per la prima volta in Svezia nel 1908 e venne considerato come un manifesto femminista delle donne dell’epoca che, tuttavia, non riuscì a viaggiare oltre i confini nazionali. Questo cambia nel 2022 quando HarperCollins decide di recuperarlo e pubblicarlo. La sua autrice, Elin Wägner, fu considerata la pioniera del femminismo svedese. Il suo attivismo la portò a fondare una scuola femminile a Fogelstad, dove insegnava lei stessa diritti civili, e l’associazione Rädda Bernen, ovvero la sezione svedese di Save The Children. La narrazione è in prima persona, avanzando grazie alle pagine del diario personale della protagonista Elizabeth. Tale struttura narrativa era decisamente rivoluzionaria per un’epoca in cui primeggiava la terza persona singolare. Tuttavia, non è questo l’unico tratto moderno del romanzo. Per la prima volta, grazie a Wägner, le donne svedesi si dichiarano contrarie alla loro scarsa rilevanza sociale. Esse potevano lavorare, ma ancora non potevano votare o partecipare ad eventi mondani se non accompagnate dal marito. Pensare di mantenersi con il solo proprio salario era pressoché impossibile, arrivando spesso ad affittare piccoli appartamenti nelle grandi città dividendo l’affitto con altre giovani donne intraprendenti. Nonostante le amiche protagoniste della storia siano ben consapevoli di non poter mai diventare ricche signore, non intendono rinunciare a vivere la propria vita, contando su un’unione ben più salda di quella matrimoniale. Le parole dell’autrice sono uno scorcio sul passato che ha fin troppo in comune con il futuro e rendono ben chiara la realtà di un’epoca che si preparava a dover affrontare la Prima Guerra Mondiale. Il legame matrimoniale che determinava i ruoli sociali viene, tra le pagine, totalmente destrutturato. Sono l’amicizia, la solidarietà e l’unione a dare colore alla vita. Una lettura scorrevole ed una narrazione che poche volte evade dalle mura di casa ma, in fin dei conti, le cose più belle da vedere sono tutte lì.