
Il ragazzo è appena tornato dal fronte afgano. La mamma lo guarda felice visto che ha temuto il peggio per alcuni anni. Eppure il ragazzo non le parla tantissimo e non racconta mai ciò che ha visto, provato, sentito durante gli anni lontano da casa. Una sera, tornando a casa, la donna trova in cucina altri uomini con suo figlio: tutti reduci dalla guerra afgana. Sembra che un filo invisibile leghi sempre e comunque suo figlio a quella terra, come se mai fosse realmente tornato in Russia. Ormai la violenza fa parte della sua vita, ne è diventata elemento fondante… La ragazza fa l’infermiera. Ha ritenuto che servire la propria patria fosse il suo dovere. Si è dunque arruolata ed è stata mandata a Kabul: all’inferno. Molte le molestie subite dai commilitoni, molte le volte che ha dovuto difendersi dai loro tentativi di usarle violenza. Ora è tornata a casa, in Russia. Non lo rifarebbe mai. Per nessuna ragione al mondo tornerebbe al fronte a guardare con i suoi occhi quell’orrore… Moltissime le donne che portano la loro testimonianza. Quelle che hanno visto tornare i resti dei figli in una cassa di zinco che non hanno mai aperto. Il dolore è malcelato, il disappunto è tra le parole di ogni donna costretta a vivere con il lutto nel proprio cuore…