
Ren è al telefono con Keiko, sua sorella, più grande di qualche anno: le risponde a monosillabi, per cercare di chiudere la conversazione. E un attimo dopo, all’improvviso, lei diviene cenere. Il risveglio è brusco e doloroso, e il sogno tracima nella realtà: Keiko – che si è presa di cura di lui mentre i loro genitori erano troppo impegnati a distruggersi a vicenda e a devastare l’infanzia dei loro figli –, infatti, è morta da tre giorni, uccisa a coltellate ad Akakawa, la piccola, tranquilla città ove lei si era trasferita undici anni prima per insegnare inglese. Quella che Ren stringe tra le mani è l’urna che contiene i suoi resti. Gli investigatori cercano nella vita privata della donna qualche indizio che porti a chiarire il movente del feroce omicidio. Nella sua borsa sono state rinvenute pillole anticoncezionali e una sciarpa rossa con le sue ciglia, sul suo corpo hanno trovato segni sui polsi, risalenti ad un momento precedente il decesso: Keiko è stata legata e bendata diverse ore prima di trovare la morte su un ampio pendio scosceso alla periferia di Akakawa. Un’immagine che stride fortemente con quella di ragazza ordinaria, dolce, equilibrata e riservata, priva di legami sentimentali, conosciuta da Ren. Recuperare i frammenti perduti di quella esistenza è l’unico modo per provare a dare un senso al legame spezzato. Quando Ren si reca alla Yotsuba, la scuola dove sua sorella insegnava, per recuperarne gli effetti personali, Hiroko, la giovane proprietaria, gli propone di prenderne il posto. Ren – che ha seguito lo stesso corso di studi di Keiko e deve solo discutere la tesi di laurea – accetta. Nell’ultimo periodo lei ha abitato in una ampia stanza nella casa di Kosugi Katou, un politico locale, senza pagare alcuna pigione. Katou chiede a Ren solo di rispettare lo stesso accordo che aveva stretto con Keiko: procurare un pasto al giorno, e leggere quotidianamente qualche pagina dei libri della immensa biblioteca in inglese alla moglie, vittima di un problema psicologico che l’ha resa muta e incapace di abbandonare la propria camera. Il ragazzo acconsente; in quella casa silenziosa inizia a fare subito strani, vividi sogni in cui vede una bimba con i codini, e sente la voce di Keiko…
“Il cielo era vasto e nero, senza luna né stelle. Pensai che lassù tutto sembrava colmo di solitudine”. Clarissa Goenawan, classe 1988, singaporiana di origini indonesiane, in questo suo intenso romanzo d’esordio scrive di legami e ricordi, della elaborazione di un lutto e di crescita. Ren, il protagonista e voce narrante, cerca di ricostruire il mosaico dell’esistenza della sorella Keiko, abbandonando pian piano l’idea di preservarne una immagine tanto univoca – quella della ragazza dolce e accudente – quanto ingannevole. Ed è in questa ricerca che si cela la possibilità di affrontare e superare il trauma della perdita: solo scavando con coraggio nei buchi delle narrazioni familiari di comodo, accettando verità anche scabrose, accogliendo ogni sfaccettatura della personalità di Keiko, così come emerge, in tutti i suoi chiaroscuri e la sua complessità, attraverso i racconti di chi la conosceva, le relazioni intessute, i segni da lei lasciati nelle vite altrui. Solo compiendo un duplice viaggio: reale, nei luoghi ove la donna ha vissuto e dove ha trovato la morte, e onirico, in compagnia di Codini, una bambina misteriosa la cui identità sembra racchiudere la soluzione dell’enigma della morte di Keiko. È questo stesso percorso che consente a Ren di iniziare a decifrare la propria, personale, mappa emotiva, e di uscire da schemi di comportamento adolescenziali, rompendo la prigione di cristallo di una vita sentimentale anestetizzata, maschera di una più profonda solitudine. Sorretto da una scrittura raffinata, a tratti poetica, Rainbirds è in primis un romanzo di formazione, multiforme nel suo toccare e integrare generi diversi – dal mystery al romance –, avvincente, e in grado di generare profonde risonanze nell’animo del lettore, destinate a durare ben oltre l’ultima pagina.