
Tarisai vive a Swana, protetta dalle mura di Rocca Bhekina, una roccaforte fondata da sua madre Lady e nascosta agli occhi e alle orecchie degli sconosciuti da un incantesimo. È cresciuta studiando, risolvendo enigmi e affrontando prove sotto l’occhio vigile di precettori provenienti da tutti e dodici i regni dell’impero arit. Da piccola era convinta che soddisfare gli adulti fosse l’unico modo per far tornare da lei sua madre, una figura evanescente, proprio come la bruma mattutina. Fisicamente sono sempre state così simili, gli stessi zigomi alti, labbra carnose, pelle scura e profondi occhi neri. Eppure, profondamente diverse nel carattere. Tarisai non è una ragazza qualunque, possiede un dono particolare, che le permette di conoscere le storie nascoste dietro alle persone e agli oggetti con cui entra in contato. Lady è l’unica persona a essere immune al suo dono e per questo Tarisai non è mai riuscita ad afferrare i sentimenti nascosti dietro a quegli abbracci stretti, consumati a ogni ritorno della madre al suono dell’ormai familiare nenia “Me, mia, lei è me, lei è mia”. Ma è grazie al suo tocco se è riuscita a colmare i vuoti lasciati dall’assenza di entrambi i genitori. Sa di essere un demone fantoccio nelle mani di una fredda calcolatrice, è consapevole di essere il frutto dell’unione contronatura tra un’umana e uno spirito alagbato. Sa di essere un ehru, schiavo della volontà vendicativa di Lady. Sua madre l’ha plasmata per uno scopo e, arrivata all’età di undici anni, le affianca due tutori che la scorteranno là dove è destinata a compiere la sua missione: Kathleen, una isoken sangue misto, e Woo In, un Redentore proveniente dalla remota regione di Songland. Tarisai scopre così che la sua dote è un requisito basilare per candidarsi come futuro membro del Concilio degli Undici, composto da coloro che proteggeranno il Signore del Raggio, sovrano di Aritsar. L’attuale reggente, Olugbade Kunleo, ha formato il suo personale Concilio sottoponendo alla prova del raggio e ungendo undici prescelti, provenienti da tutte le regioni arit. Adesso è tempo che il suo erede, Ekundayo, faccia lo stesso. Tarisai accetterà di entrare nel Palazzo dei Bambini e affiancare il futuro Reggente, pur consapevole della strada già tracciata per lei dalla madre?
Magia, rituali, tradizione dell’Africa occidentale e un world building originale e accattivante. Per il suo debutto come scrittrice, Jordan Ifueko, nata nella California del Sud da genitori nigeriani, ha scelto di coniugare in modo inatteso aspetti basilari e classici del genere young adult e fantasy in un romanzo dal sapore ancestrale e spirituale. Raccoglie il lascito della sua cultura di origine e lo rielabora in un proprio concept dove tutti i temi a lei cari concorrono a guidare la piccola Tarisai di Swana nel suo personale viaggio dell’eroina. A spiccare su tutti è senz’altro l’affrancamento dal destino costruito dai genitori per i propri figli, quella scomoda eredità fatta di rancori, vendette e insoddisfazioni riversata su estensioni del proprio essere. “Fatta- di-me” è infatti il solo nome usato da Lady per riferirsi alla figlia, una presa di posizione chiara e inequivocabile. Il nome Tarisai le è stato invece donato dal “padre”, Melu, lo spirito guardiano assoggettato al volere dell’astuta madre. Discriminazioni di genere, sottomissione e sfruttamento delle minoranze, freddi giochi politici di supremazia e controllo sono altre tematiche che arricchiscono la complessità della narrazione. Uno dei primi insegnamenti impartiti a Tarisai una volta entrata a corte è proprio quello che “la giustizia non ha a che fare con l’essere giusti. Ha a che fare con il mantenimento dell’ordine”. Quel “Sbagliato” che riecheggia forte e prepotente come un fuoco nel petto di Tarisai, non può che indicare la presa di coscienza di una propria individualità, la determinazione nell’intraprendere un’altra via: la sua. La cura nel riportare le vecchie leggende del mondo arit, lo sviluppo del sistema di reggenza costruito intorno alla figura del Raybearer, il portatore del raggio, lasciano presagire un potenziale di ampio respiro per la saga. In questo primo capitolo, l’interesse principale si focalizza su Tarisai e abbraccia un arco narrativo tutto sommato breve e circoscritto geograficamente a un numero esiguo di luoghi. Se Sawana riecheggia del legame alla cultura nigeriana dei genitori della Ifueko, con la sua forte tradizione orale affidata ai griot (i sacerdoti narratori), e le cantilene ricche di suoni onomatopeici, Songland rispecchia invece la Joseon coreana, a suggerire la presenza di influenze di diverse culture, confluite a plasmare i regni di Aritsar e le sue tribù. La magia dietro ai romanzi fantasy non è forse questa? Poter mischiare liberamente le passioni dell’autore in un nuovo mondo disegnato dalla fantasia, dove imprinting dell’infanzia e passioni attuali si mescolano in citazioni sparse che il lettore si può divertire a scovare.