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Rebecca – La prima moglie

A Montecarlo ci sono lusso, compagnie altolocate, relax e divertimenti di ogni genere. È di questo che ha bisogno la signora Van Hopper, bisbetica e volgare donna che ama sopra ogni cosa frequentare il bel mondo dei ricchi e famosi. Tuttavia, quando quei ricchi e famosi tendono a liquidarla con una scrollata di spalle o con un sorriso di convenienza, ella avverte la necessità di potersi trastullare con qualcuno che non la snobbi e che sia pronto ad accompagnarla da una boutique all’altra alla ricerca di abiti pacchiani, che mangi con lei nei ristoranti più lussuosi e che sia disposta ad ascoltare con interesse i suoi civettuoli pettegolezzi. L’ha trovata per novanta sterline l’anno: una dama di compagnia, un’amica del cuore a pagamento. Una ragazza semplice, alla quale novanta sterline l’anno sembrano tutto l’oro del mondo, lieve e leggera come una foglia, abile soprattutto a decorare senza far rumore. Tuttavia, agli occhi del ricco vedovo Maxim De Winter, proprietario dello splendido castello di Manderley, quella semplicità e quella riservatezza sembra possano rappresentare la via d’uscita alla grigia cupezza di una vedovanza con vista sulla vecchiaia. Un incontro fortuito, qualche uscita in segreto nell’opulenta cornice di Montecarlo, ed ecco che la signora Van Hopper torna da sola ai suoi viaggi e ai suoi pettegolezzi, mentre la sua giovane e anonima amica è in procinto di diventare la nuova signora De Winter…

In concomitanza con l’uscita su Netflix dell’omonimo film, torna libreria anche questo classico di difficile catalogazione. Un po’ storia d’amore, un po’ horror gotico, un po’ giallo e un po’ thriller, Rebecca – La prima moglie rappresenta una delle vette della generosa produzione di Daphne Du Maurier, scrittrice, drammaturga e poetessa inglese che, tra gli altri, ha ispirato nientemeno che Sir Alfred Hitchcock per almeno tre, grandi adattamenti (Gli uccelli, La taverna della Giamaica e proprio questo Rebecca – La prima moglie, premiato anche con due Oscar). Da noi questa autrice è troppo spesso rimasta confinata tra gli scaffali della letteratura di genere ma da qualche anno a questa parte qualche coraggiosa casa editrice sta finalmente rendendo giustizia anche in lingua italiana alle pagine dense di mistero e inquietudine di quella che è ormai universalmente nota come un caposaldo della letteratura del ‘900. In Rebecca le qualità della Du Maurier emergono in maniera netta e cristallina, prendendo le mosse da una storia d’amore da operetta, quella tra una dama di compagnia innocente e di buon cuore e un vedovo ricchissimo e umbratile, per poi virare verso una narrazione fatta di intensa introspezione psicologica che trasforma l’intero romanzo in una vera e propria guerra psicologica tra la nuova signora De Winter e il fantasma della vecchia signora De Winter, ovvero la Rebecca del titolo. Nonostante sia morta, quest’ultima è la vera protagonista, con la sua presenza opprimente che aleggia in ogni angolo di Manderley, l’imponente e maestoso maniero che fa da cupo sfondo all’intera vicenda, e che con il suo carattere e le sue abitudini sembra essere riuscita a soggiogare pacificamente al suo volere chiunque le stesse intorno, dal marito ai suoi amici, passando per l’inflessibile Signora Danvers, l’austera governante del castello. La protagonista, con i suoi vestiti a buon mercato e il lignaggio tutt’altro che nobiliare, si trova a disagio in contatto con l’habitat di chi è abituata a vivere da gran signora, ma cerca di aggrapparsi con ogni forza all’amore che la lega al suo Maxim, il quale però appare ora premuroso e sereno, ora cupo e scostante. E tra segreti e verità, tra confessioni e reticenze, l’opera procede in maniera scorrevole fino a un epilogo spiazzante, decisamente all’altezza di un impianto narrativo costruito con la pazienza e i fini strumenti di un miniatore che dimostrano ancora una volta come le regole del giallo, semplici e inossidabili, tendono a funzionare meglio quando ci si serve di squadra e compasso anziché di rapsodica ispirazione astratta. Un grande ritorno, che a più di ottant’anni dalla sua pubblicazione, non smette di affascinare e collezionare nuovi estimatori.