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Riprendiamoci la vita

Riprendiamoci la vita

La sorte dell’Italia non può che generare inquietudine. A meno che non di viva sulle nuvole. È vero, non c’è la guerra, ma l’ordine politico-economico impostosi con la rivoluzione conservatrice degli anni Settanta non esiste più. E poi se è vero che non ci sono conflitti, almeno come quelli di una volta, e quindi non ci sono milioni di vittime, ci sono però milioni di disoccupati. Ventisei, secondo le ultime stime. Perlopiù giovani. Non c’è che dire, si prospetta un bel futuro… Le cause? Nel fatto che il riformismo, nelle sue varie espressioni, ha la pesante responsabilità di aver tardato molto a capire l’enorme novità dell’avvento quarant’anni fa di una nuova forma di capitalismo…

Alfredo Reichlin: partigiano, scrittore, giornalista, ex direttore de “l’Unità”, parlamentare e dirigente del Partito Comunista Italiano, sodale di Berlinguer, con incarichi di responsabilità nel principale partito della sinistra italiana anche dopo la svolta della Bolognina. Lo stile di questa ideale “lettera ai nipoti” è chiaro, incisivo, semplice, inequivocabile: non ci sono ombre nella sua prosa. Che ha uno scopo civile e culturale: spronare ognuno a fare di meglio. A fare bene il suo lavoro. A comportarsi con senso civico. Perché lo stato siamo noi, ma da tanto tempo non ce lo ricordiamo. Le analisi dell’autore sono approfondite, la lettura un piacere.