
Whistle Stop, Alabama, 1991. Grady Kilgore è stato sceriffo della piccola cittadina nata attorno alla stazione ferroviaria fino al 1958, quando lui e la moglie hanno deciso di trasferirsi in Tennessee. Ora, tuttavia, Grady è tornato nel piccolo centro in Alabama in compagnia del nipote. Vuole fargli vedere i suoi luoghi del passato: desidera mostrargli il punto in cui sorgeva il caffè di Idgie e Ruth, le due donne che, insieme, hanno cresciuto il piccolo Bud, il figlio di Ruth, dopo che quest’ultima è riuscita finalmente a fuggire dai maltrattamenti del marito; vuole raccontargli del vecchio ufficio postale in cui lavorava Dot Weems, che per anni ha scritto e pubblicato settimanalmente un bollettino con tutte le notizie di Whistle Stop e che, una volta trasferitasi con il marito a Fairhope, ha continuato ad inviare una lettera di Natale ogni anno ai suoi ex concittadini, per cercare di mantenere unita la vecchia comunità. La vecchia statale che va da Birmingham a Whistle Stop è stata nel tempo sostituita da una nuova superstrada a sei corsie; la chiesa battista dove ogni mattina il reverendo Scroggins recitava il suo sermone è ora quasi crollata. Ovunque c’è sporcizia e anche la casa dei Threadgoode - che è sempre stata la più bella del circondario - è ricoperta di graffiti e tutte le finestre sono rotte. È un vero peccato che di Whistle Stop non sia rimasto più nulla, ma Grady ha impresso nella memoria ogni singolo fotogramma legato a quei tempi e a quei luoghi, specie quelli che riguardano Idgie. È sempre stata un vero maschiaccio dai capelli corti, biondi e ricci. Sin da bambina amava salire sugli alberi o starsene seduta sul tetto di casa. Sua madre continuava ad affermare che, con ogni probabilità, la figlia aveva sangue di scimmia nelle vene, perché non faceva altro che arrampicarsi ovunque...
Torna, dopo oltre trent’anni, Idgie Threadgoode, eccentrico folletto incantatrice di api e singolare Robin Hood al femminile (sempre in lotta per la difesa dei più deboli, poveri o ricchi, bianchi o neri, uomini o donne che siano) proprietaria dell’unico caffè di una cittadina sperduta dell’Alabama, tra campi di grano e frinire di cicale. E con lei tornano molti dei personaggi che la penna di Fannie Flagg - pseudonimo di Patricia Neal, scrittrice e attrice statunitense - ha collocato in quella piccola città fuori Birmingham con il suo romanzo del 1987 Pomodori verdi fritti al caffè di Whistle Stop. Assolutamente da ricordare la trasposizione cinematografica del romanzo, datata 1991, con - tra gli altri - Jessica Tandy nel ruolo di Ninny Threadgoode e Kathy Bates in quello di Evelyn Couch. A dir la verità, di tempo ne è passato da quando Idgie e la compagna Ruth - una brutta storia di violenza alle spalle a causa di un marito manesco ed ubriacone - accoglievano nel loro locale chiunque volesse deliziare il proprio palato con un bel piatto di pomodori verdi fritti. Ruth è morta, Idgie ha chiuso il caffè quando Buddy, l’adorato figlio dell’amica, si è trasferito per studiare veterinaria e il paese si è a poco a poco spopolato e di quegli anni non è rimasto neppure il fischio del treno. Buddy - ormai ultraottantenne, vedovo e innamorato pazzo della figlia Ruthie - conserva, tuttavia, ciascuno di quei ricordi impresso nella memoria e, quando la nostalgia non può più essere controllata, è nei luoghi del suo passato che decide di tornare. Attraverso una serie di disavventure dalle quali pare che Idgie - amorevole zia deceduta da tempo - continui a proteggerlo, l’arzillo vecchietto e la figlia, accompagnati da vecchie conoscenze - una su tutte la meravigliosa Evelyn -, tornano a respirare pagine di un passato fatto di sacrificio e amore, fratellanza e rispetto, colore ed emozione. La sensazione è quella di tornare in un paese dei balocchi che ha il sapore dello zucchero filato e l’odore delle mandorle candite; un passato nel quale la vita ordinaria ha in sé qualcosa di magico; una quotidianità in cui frivolezze e temi più seri si amalgamano in maniera uniforme; una realtà delicata, fatta di anime semplici e profonde, capaci di lottare per i propri desideri e di continuare a sognare, sempre e comunque, così come fino all’ultimo è riuscita a fare Idgie, piccola e immensa ammalia-api.