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Robin Williams - Storia di una vita

Robin Williams - Storia di una vita

Robin ha dovuto abbandonare i suoi compagni di classe di prima media a pochi mesi dall’inizio dell’anno scolastico per seguire nell’ennesimo trasferimento il papà Robert - un alto dirigente della Ford, eroe di guerra, amante della disciplina e del duro lavoro con un debole per l’alcol - e la mamma Laurie - una giovane intraprendente di origini scozzesi, cresciuta a New Orleans, con un passato da attrice e modella. Tutta la famiglia si è appena trasferita a Bloomfield Hills, un ricco sobborgo alle porte di Detroit. La casa dove sono andati ad abitare, Stonycraft, è una residenza con un enorme solaio, ampio quanto l’intera dimora. In quell’immenso spazio vuoto il bimbo, che non ha coetanei con cui giocare, si crea amici immaginari, dà vita ad immani battaglie con il suo esercito di migliaia di soldatini di piombo, ad ognuno dei quali attribuisce una voce ed una personalità. Robin è un bambino solo, che soffre per le frequenti assenze dei genitori, ansioso di ottenere attenzione ed approvazione da un padre che spesso è via per lavoro, e da una mamma dedita al marito, che segue di frequente nei suoi viaggi, e che lascia il figlio con la tata ed alcuni domestici; il bimbo sviluppa così una non comune capacità di leggere gli stati d’animo: scopre così che per conquistare sua madre deve farla ridere, e impara a ritagliarsi rari, preziosi momenti di sintonia con il papà nelle serate di fronte alla TV, a guardare insieme il Tonight Show, ove si alternano comici come Jonathan Winters, mago dell’improvvisazione e del trasformismo. Passano sedici anni da quelle giornate nella soffitta della casa alle periferia di Detroit. L’estate del 1977 volge al termine: alla Great American Music Hall di San Francisco il pubblico assiste agli show degli stand-up comedian, comici che improvvisano brevi sketch. La sala senza finestre, il caldo soffocante rendono nervosi gli spettatori, entrati gratuitamente per assistere ad uno spettacolo che verrà ripreso dalla televisione. Sul palco si affaccia uno strano tipo con un completo marrone ed una maglietta bianca. Inizia a parlare con forte accento russo. Poi diventa una sorta di Superman drogato, poi si trasforma in Quasimodo, il gobbo di Notre Dame de Paris, poi assume l’identità di Jacques Cousteau, l’oceanografo francese. Il pubblico è esterrefatto. Al termine dei quattro minuti del breve numero sono tutti in piedi a spellarsi le mani. Nessuno sa chi sia quel giovane comico. In molti a malapena ricordano il nome con cui è stato annunciato il suo ingresso sul palco: Robin Williams…

Molti di noi sono legati ad almeno uno dei personaggi interpretati da Robin Williams nel corso di una lunga, indimenticabile carriera: Mork, l’alieno tenero ed ingenuo nella sit-com Mork & Mindy, Adrian Cronauer, il DJ di Good Morning, Vietnam, il professor John Keating, il carismatico insegnante (“O capitano! Mio capitano!”) de L’attimo fuggente, Henry “Parry” Sagan, il professore di storia medievale reso folle da una tragedia familiare e spinto ad abbracciare una vita da senzatetto alla ricerca del Santo Graal ne La leggenda del re pescatore, Sean Maguire, lo psicologo fuori dagli schemi in Will Hunting - Genio ribelle (ruolo che gli valse il premio Oscar come attore non protagonista), Patch Adams, il medico clown, Daniel Hillard, il padre che per poter vedere i figli si fa passare per una corpulenta governante inglese in Mrs Doubtfire, Peter Pan in Hook - Capitan Uncino, solo per citarne alcuni tra i più famosi. Dave Itzkoff, giornalista del “New York Times” - su cui scrive soprattutto nelle pagine di cultura - specializzato in cinema e televisione, già autore dell’autobiografico Cocaine’s Son: A Memoir (2011) traccia attraverso centinaia di testimonianze di compagni di scuola, familiari, colleghi, un ritratto accurato e commosso dell’uomo e dell’artista capace di celare dietro il purissimo genio comico ed una maschera clownesca istrionica, debordante, una profonda timidezza, un senso di vuoto a tratti insostenibile (“da piccolo vedi in Robin Williams un tipo divertente. Da grande capisci quanti dei suoi ruoli parlano del tentativo di allontanare il buio” scrisse in un tweet il giorno della morte il critico Bilge Ebiri), ed una costante, quasi disperata ricerca di accettazione e approvazione. Robin Williams - Storia di una vita (Robin, in originale) ripercorre le tappe della vita e della carriera dell’attore, dall’infanzia ai primi esordi sul palcoscenico con le compagnie teatrali studentesche e nella stand-up comedy, dove emerse in tutta la sua potenza un talento comico unico, dissacrante ed irrefrenabile, dai successi nei ruoli televisivi e cinematografici, alla dipendenza dalle droghe e dall’alcol, passando per matrimoni, figli e svariate relazioni, l’amicizia profonda con Christopher Reeve e Billy Crystal e l’impegno per le cause sociali (come le campagne a favore dei senzatetto) e per i soldati statunitensi impegnati negli scenari di guerra. Nella notte tra il 10 e l’11 agosto 2014 Robin McLaurin Williams poneva fine alla sua esistenza: la depressione e la demenza a corpi di Levy, malattia per alcuni aspetti simile al Parkinson, che lo stava privando rapidamente della prodigiosa memoria (e che venne correttamente identificata solo in sede di autopsia) avevano avuto il sopravvento, rendendo reali le sue paure più profonde. Quel giorno su molti è sembrata calare una “cappa di tristezza. Una sensazione che univa chiunque lo conoscesse, dovunque fosse, in un mondo in cui tutti sentivano di conoscerlo”.