
Seppure fino all’estate precedente la guerra fosse stata tollerabile, l’anno 1943 principiò nel malumore generale. Già arrivavano le prime notizie, pessime, dalla Russia e El Alamein aveva mostrato chiaramente che la guerra in Africa era destinata al fallimento completo, nonostante il coraggio e l’ostinazione dei nostri soldati, e che i tedeschi stavano trattando, ormai senza pudore, l’Italia non come alleata ma come paese asservito. Già iniziava a infrangersi quell’incanto fascista che aveva preso la grande maggioranza degli italiani, chi per convinzione, chi per arrivismo, chi per passività. Nessuno credeva ai roboanti titoli di giornale e alla propaganda di guerra; appariva ridicola la grande dovizia di decorazioni militari elargite senza merito; si palesava la natura del partito, fatta di adesioni d’interesse, clientele, quando non schietta corruzione. Soprattutto, il razzismo importato da oltralpe offendeva la coscienza italiana e nessuno capiva il protrarsi di quella alleanza innaturale con i tedeschi, con il nemico storico, alleanza che stava costando assai cara agli italiani, sia i civili sia coloro impegnati nei diversi fronti di guerra. A Roma in particolare, quella dell’anno 1943 fu un’apertura fosca e ci si scambiava melanconici auguri...
Questo testo di Paolo Monelli è una cronaca, ma di tanto grande portata da diventare già libro di storia. Pubblicato già nel 1945, il libro è frutto un lavoro di alacre raccolta di testimonianze e documenti, riuscendo così a offrire un racconto molto dettagliato e ricco degli eventi drammatici e precipitosi del 1943. Monelli racconta le strade di Roma e i festeggiamenti del 25 luglio; i risentimenti interni al partito contro il Duce e quella sua folle guerra; gli accordi tra il re, i generali e i ministri per arrivare al cambio di governo; le raffazzonate operazioni dell’armistizio; la fuga del re e di Badoglio, imbarcati a Ortona in gran fretta dopo quell’8 settembre, e le ore seguenti di tenace battaglia contro i tedeschi che già assediavano Roma, mentre si susseguivano gli scaricabarile tra i capi civili e militari, lasciati senza ordini o indicazioni. Tutto questo Monelli racconta, con dovizia di dettagli, di correzioni e integrazioni aggiunte nelle edizioni successive del libro, al punto che le note integrative da sole occupano quasi un quarto del volume. Soprattutto, nella capacità dell’autore di dipingere le persone, le speranze e le meschinità di un’epoca, gli orrori dell’occupazione tedesca e il valore di un popolo mai del tutto soggiogato, il libro da fonte d’epoca diventa un classico di storia e un grande esempio di letteratura in generale.