
“Il Resto del Carlino” titola che un ottantacinquenne non vedente e demente è stato accusato dalla badante - di quarantacinque anni più giovane - di molestie sessuali, perché è entrato nel suo letto e l’ha palpeggiata. Sconvolgente, commenta un lettore. Un altro invece sottolinea che il vecchietto, pur cieco e rimbambito, sia invece a quanto pare ancora capace di leggere benissimo l’alfabeto Braille… Alla fine dell’anno sui giornali si parla e si straparla di statistiche. E la statistica, si sa, è una scienza curiosa: se uno mangia due polli e uno resta digiuno, per lei se ne sono ingollati uno a testa. E così fa riflettere che risulti che nei dodici mesi appena trascorsi ogni italiano abbia avuto 2,7 rapporti sessuali a settimana: soprattutto perché, si chiede il narratore, chissà chi è che ha rapporti sessuali al posto suo… Li ha sempre trattati bene, ha anche loro promesso che li avrebbe tenuti lunghi sulle spalle, perché facessero la loro bella figura pure con la coda di cavallo: perché lui no, non si vergogna affatto. Era anche disposto a mettersi un orecchino, figurarsi se si formalizza. Ma niente, loro sono caduti lo stesso, fermati solo dal pavimento. Maledetti capelli… sulla porta dello spogliatoio della piscina un cartello fa bella mostra di sé: “Si pregano le mamme dei ragazzi sopra i quattordici anni di non aiutare i propri figli a cambiarsi”. A quattordici anni le mamme li aiutano ancora a vestirsi? D’accordo che li portano ancora in giro col passeggino che già vanno a scuola, che prima di mandarli alle “alimentari” li ingolfano di merendine fino a gonfiarli come palloni e allacciano loro le scarpe perché possano liberamente finire di smanettare con l’iPhone, ma speriamo che almeno quando la fidanzata toglierà loro le mutande potrà accorgersi che sono diventati uomini. E che la mamma non sia presente…
Giovanni Nadiani è un celebre docente e germanista italiano, fondatore di riviste, autore di numerose curatele, scrittore in prosa e poesia, saggista, drammaturgo e traduttore, da diverse lingue e vari dialetti europei. E proprio la dimensione vernacolare è il massimo pregio di questo volume fresco, divertente, interessante, in cui il dialetto, che non a caso Gozzano definiva la lingua del cuore, dell’autenticità, quella che si usa quando si dicono le cose più intime, che si sentono di più, svolge un ruolo fondamentale, non solo perché riprodotto in maniera filologicamente impeccabile, tanto che il volume si presenta davvero come un libro con testo a fronte, tradotto in italiano da Renzo Bertaccini, ma perché ritrae, fotografa, dipinge un mondo, dandogli la vera coloritura, rendendolo credibile e riconoscibile. Infatti con queste brevi storie, ambientate nella cornice della Romagna, gaudente per antonomasia, Nadiani consente al lettore di calarsi immediatamente in una realtà che appartiene nel profondo all’immaginario collettivo, tanto che per qualcuno forse quella stessa realtà è anche vagheggiata, dato che rimanda ai ricordi d’infanzia e giovinezza, a quei piccoli centri in cui molti sono cresciuti, dove ci si conosce più per soprannome che per nome, nei quali il bar è il punto di aggregazione, in cui ci si ritrova, si gioca a carte, si beve vino, si commenta la giornata, la cronaca, il tempo che muta e i tempi che cambiano, la vita, gli affari, la tecnologia, il cibo, con ironia naturalmente scoppiettante, salace come le improvvisazioni poetiche, con una verve degna davvero del cabaret. E dove quindi si parla, soprattutto tra le generazioni meno giovani, quasi solo in dialetto. Una tranche de vie frammentata per episodi ben amalgamati fra loro, individui di una stessa comunità.