Salta al contenuto principale

Romanzo popolare

Romanzo popolare
In quel giorno di fine agosto a Sant’Eufemia si festeggia il patrono, tutto il paese partecipa alla celebrazione di San Bartolomeo Apostolo. Nessuno può accorgersi dell’assenza di Teresa né di quella del direttore delle poste, Paolo. Quella donna e quell’uomo stanno dicendo addio all’amore che li ha uniti negli ultimi mesi, alla passione a cui Teresa ha ceduto all’insaputa di suo marito Dario. Sa bene a cosa sta rinunciando, ma Dario è un buon padre per Giacomo e Lidia e l’imminente trasferimento a Pescara decreta in modo netto la fine di quell’amore clandestino che rimarrà nei suoi ricordi e nello sguardo sfuggente che suo marito non avrà la forza di indagare. Il primo ad accorgersi dell’arrivo dei nuovi vicini nel quartiere San Donato del capoluogo abruzzese è Matteo Terrenzi, un ragazzino biondo e fragile che trema quando suo padre Michele pronuncia il suo nome. Ha senz’altro visto la sua pessima pagella e sua madre Maria, come al solito, assisterà impotente sulla soglia della porta all’ennesimo episodio di violenza di quel padre buono solo a bere e a perdere un lavoro dietro l’altro. Teresa, per sfuggire allo sguardo di suo marito, non si fa sfuggire l’occasione di rendersi utile alla nuova vicina, del resto Matteo ha l’età di suo figlio Giacomo e stanno per diventare compagni di scuola…

Lucia Guida conosce bene il quartiere di San Donato in cui sceglie di far muovere i suoi personaggi in un’Italia a cavallo tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Ottanta. Lo conosce bene perché proprio in quel quartiere ha svolto per tanti anni l’attività d’insegnante alla scuola d’infanzia, anni dopo aver raggiunto Pescara per gli studi universitari. Le famiglie De Carlo e Terrenzi sono due famiglie come tante, una all’apparenza perfetta ma che nasconde un tradimento e l’altra alla mercé di un uomo inadeguato e violento e di una madre sottomessa e incapace di proteggere davvero il figlio che dice di amare. Storie anonime e desolanti, di adolescenti che fanno del loro meglio, ma che non riescono ad allontanarsi poi tanto dai tristi modelli genitoriali. Storie senza speranza, senza redenzione, ordinarie, storie di famiglia che nell’Italia borghese si replicano uguali a loro stesse, immote nel tempo. Una Pescara appena tratteggiata fa da sfondo alle vicende, ordinarie pur nella loro tragicità e i personaggi stessi appaiono bidimensionali incatenati a ruoli preordinati senza particolari sorprese. Tutto va esattamente nell’unico modo in cui può andare, come il treno su quei binari nel canneto che Matteo osa sfidare da ragazzino per mettere alla prova il suo coraggio.