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Ryu - L’esperienza delle prime cose

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La giovane Eleanna Getahun è al suo primo giorno di lavoro in casa di riposo. Ferma di fronte al brutto edificio dentro il quale dovrà passare molte, moltissime giornate a venire, si fa prendere dallo sconforto: si sente inquieta al pensiero di rinchiudersi in quelle quattro mura, e ancora non ha varcato nemmeno il cancello. L’unica nota piacevole di quel luogo sperduto nella campagna romana è la bellezza del paesaggio circostante, nei campi di avena selvatica, le cui spighe puntellate di papaveri ondeggiano leggere nel vento. Una decina di persone sta già aspettando Eleanna in una delle stanze dell’edificio per una breve riunione di presentazione; tra i presenti, il direttore della struttura Federico De Matteis e Fabrizio, un infermiere piuttosto attraente dallo sguardo molto insistente, che mette subito a disagio la giovane. Eleanna non è la sola infermiera a prendere servizio quel giorno: arriva anche Francesca, una tipa sicura di sé che non si degna nemmeno di togliere gli occhiali da sole che indossa. Francesca è spigliata, al contrario di Eleanna, che è timida e impacciata. Dopo avere conosciuto meglio le nuove arrivate, si parte con la visita di rito: le stanze degli ospiti, i bagni, la sala comune; a fare da accompagnatrice è la dottoressa Marzio, una donna minuta e dal passo veloce che trasuda freddezza e antipatia. Il primo giorno di lavoro termina così, ma mentre Francesca si allontana con la sua 500 nera, Eleanna si trattiene nei pressi del bar con alcuni colleghi, nel tentativo di fare amicizia. Fabrizio, intento a fumare una sigaretta, continua ad osservarla; Marco, un omone di circa quarant’anni, e Marta, una ragazza dai capelli rossi, si dimostrano più simpatici e alla mano. D’improvviso, Eleanna è distratta da una figura seduta in giardino, in una panchina sotto il roseto; è un uomo molto anziano, ma con un portamento aggraziato e dignitoso. Nessuno sa chi è, quanti anni abbia - il dottor De Matteis suppone abbia circa novant’anni - o da dove sia venuto: è il più matto di tutti, ridono i colleghi. Senza accompagnatori e senza documenti, un giorno è entrato spontaneamente nella struttura e da lì non si è più mosso. Ryu (così lo hanno chiamato, col nome del ragazzo delle caverne protagonista di un cartone animato) sta sulla panchina quasi tutto il giorno, e la sera se ne torna a letto: racconta favole preistoriche, come fosse davvero vissuto in quell’era lontanissima. Il suo sguardo disincantato e pacifico, i suoi gesti lenti, il suo silenzio carico di atmosfera: il vecchio Ryu è un’attrazione irresistibile per Eleanna, che ben presto - quasi di nascosto dai colleghi e dai superiori, neanche facesse qualcosa di illecito - instaura con lui un fortissimo legame...

Nessuno, oltre a Ryu, è capace di accendere in modo così profondo e inaspettato lo sguardo della bella protagonista Eleanna: due mondi diversi, capaci di incontrarsi proprio al centro di quella dimensione ancestrale richiamata dai fantastici racconti dell’uomo. Vigili, sognatori, affamati di sensazioni e di vita; il vecchio e la giovane, il maestro e la sua allieva. Insofferenti alle regole e alle sovrastrutture imposte, ciò che interessa ad entrambi è solo arrivare all’essenza delle cose; dal contatto primordiale con la natura, al senso più ampio di famiglia e comunità, alla solidarietà: insegnamenti preziosi che ci sono stati tramandati dai nostri antenati ma che, nella maggior parte dei casi, sono andati persi lungo il cammino verso il progresso e la modernità. Il tempo non va sprecato, e il mondo è una grande avventura da vivere e scoprire: è così, tra scene di pellegrinaggi e caccia sotto le stelle, e riti gioiosi attorno ad un falò, la sottile inquietudine e il disagio che pervadono la protagonista fin dalle prime pagine, si dissolvono lentamente, in favore di una rinnovata certezza che le cambierà la vita. Marco Saverio Loperfido, scrittura fluida e ricchezza di dettagli, tratta ancora una volta i temi a lui più cari: il cammino, la scoperta, la conoscenza di sé, traendo spunto dalle sue innumerevoli esperienze come camminatore di lunghi tragitti; esperienze di riflessione e ispirazione profonda, capaci di regalare positività e speranza. L’ultima, in ordine di tempo, nel 2018, quando Loperfido ha guidato, nell’ambito della docuserie Boez - Andiamo via, un gruppo di ex detenuti per 900 chilometri, dal Colosseo fino alla punta estrema dello Stivale, Santa Maria di Leuca: un cammino di rieducazione ed espiazione, un esperimento cinematografico del tutto nuovo e dal grande impatto sociale.