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“Salvo amato…” “Livia mia…”

“Salvo amato…” “Livia mia…”

“Salvo amore mio, al telefono non sono riuscita a parlare perché ero troppo sconvolta”. È il 2 luglio e Livia, che sta a Boccadasse, scrive a Salvo Montalbano, bloccato a Vigàta da una indagine. È successa una cosa terribile, una sua cara amica, Francesca, conosciuta tempo prima al lavoro e in seguito legata a lei da sincero affetto, è stata uccisa in maniera brutale. La ragazza è stata accoltellata con oltre quaranta fendenti nell’antibagno adiacente agli uffici al terzo piano di una scuola chiusa per le vacanze estive; fino a dieci giorni prima, Francesca frequentava lì un corso serale di tedesco. L’inspiegabile omicidio, nella scuola che avrebbe dovuto essere deserta, è avvenuto intorno a mezzogiorno e gli operai, che stanno facendo dei lavori di ristrutturazione nell’edificio, non hanno sentito né visto nulla, perché erano fuori per la pausa pranzo. Livia non si dà pace, Francesca era riservata, discreta, leale e generosa, si occupava di volontariato, non le aveva mai raccontato di relazioni o amicizie particolari e viveva con i genitori, con i quali quel giorno stava per partire per le vacanze. Prima di andare nella scuola – non si capisce per quale motivo – aveva acquistato dei medicinali e due costumi da bagno, e dal borsone pronto per il viaggio che aveva portato con sé non sono state sottratte le 400.000 lire che conteneva. Livia ha conosciuto il giovane poliziotto che si sta occupando dell’indagine, Giorgio Ligorio, intelligente e capace, ma Salvo, dalle lettere che continua a scambiare con lei, ha compreso. “Non me lo domandi espressamente, ma ho capito il tuo desiderio: vorresti che m’occupassi del delitto”. È come se la donna avesse bisogno di “capire” per sopportare un poco il dolore e confidasse soltanto nelle capacità del suo uomo. Ed è così che Salvo, da lontano, attraverso quello che legge dai giornali e dalle informazioni che Ligorio dà a Livia – quasi desiderasse anche lui un parere del collega siciliano – in qualche modo si trova a collaborare alle indagini. La pista del maniaco gli pare poco plausibile e a Montalbano non pare neppure un assassinio premeditato. La sua ipotesi è un’altra…

Questo gustoso racconto epistolare è tratto dall’antologia Gli arancini di Montalbano del 1999 ed è una indagine a distanza, procedendo per deduzioni e ragionamenti, di Salvo Montalbano, attraverso la corrispondenza con la fidanzata Livia. È un racconto breve, molto breve, ma capace di restituire ai lettori il personaggio degli inizi, quello più amato dai suoi numerosi fan, intuitivo, attento ad ogni più piccolo dettaglio, interessato alle sfumature dell’animo umano. E geloso della sua amata Livia. Infatti, con buona pace di quanto Andrea Camilleri rispondeva a chi gli faceva notare come gli ultimi sviluppi della vita sentimentale del commissario non fossero particolarmente graditi ai suoi lettori – ovvero, in breve, che l’evoluzione di un personaggio spetta soltanto al suo creatore e non a chi ne legge le vicende -, è questo il Montalbano a cui restiamo affezionati e che continuiamo ad amare dopo tanti anni. Da questo racconto e da Il vecchio ladro, incluso nella raccolta Un mese con Montalbano del 1998, è stato tratto il primo film delle serie dedicata al commissario presentato in anteprima al cinema il 24 febbraio 2020 e poi andato in onda per la prima volta su Rai1 nel marzo successivo. La regia è del regista storico della serie Alberto Sironi, venuto a mancare durante le riprese e sostituito nel ruolo dal protagonista Luca Zingaretti. È anche il primo film uscito dopo la morte di Andrea Camilleri, scomparso nell’estate 2019. Se non avete letto “Salvo amato…” “Livia mia…” nella raccolta originaria, l’uscita singola dell’ebook, sempre a cura di Sellerio, è una bella occasione per ritrovare il vostro beniamino con la sua voce più autentica.