
“Napule e’ mille culure", cantava una canzone, tuttavia in questo testo la città ha una sola sfumatura: il nero. Dipinto e spennellato da una trentina di autori sui muri delle Vele di Scampia, sulle piazze del centro, sui bordelli di periferia e i parchi dei tossici. Ci ritroviamo immersi tra virus mortali che contagiano alla sola vista del sangue, chimici bombaroli che squarciano le vie con crateri esplosivi, abitanti delle Vele paranoici e cannibali, prostitute aperte come cartellette A4 con una diagonale di bisturi sul torace, poliziotti col fiuto infallibile che parlano coi morti, bambini che perdono la loro infanzia di fronte a cadaveri, scugnizzi che cercano di salvarsi dalla camorra giocando a pallone per poi riscoprirsi spietati sicari e infine violente studentesse disposte a sacrificare vite pur di completare le loro strambe tesi sulla sociologia criminale...
Impervia commistione di stili e nomi, l’antologia curata da Gennaro Chierchia raccoglie qua e là per il web nomi noti e meno dell’ambiente editoriale: spicca Paolo Roversi con il suo “dottorato” in Bukowski presso Stampa Alternativa; qualche Graus testimonianza dell’editoria campana subito accompagnato da autori della stessa Kairós; una spruzzata abbondante di giuli-perroni famosi per le loro antologie di poesia e non; qualche timido rappresentante del Filo “lastariano”; un Einaudi che al solo leggerlo gira la testa; e per chiudere non potrebbero mancare “fogli-e underground” coordinate dal Gordiano Lupi, tipografo e palombaro di Piombino. Forse si sarebbe potuto tentare con nomi nuovi e racconti più lunghi, anziché questa timida e sintetica rappresentanza di un panorama editoriale già noto ai più, il cui esito è un vetrina di talenti esposti in malo modo, sovrapposti gli uni agli altri e tra cui l’unica che trova il giusto splendore - costretta in narrazioni della brevità di un respiro - è la Simonetta Santamaria orgoglio del buon Gordiano di cui sopra: la quale riesce, in quattro o cinque paginette, a raccontare storie di una certa profondità.
Impervia commistione di stili e nomi, l’antologia curata da Gennaro Chierchia raccoglie qua e là per il web nomi noti e meno dell’ambiente editoriale: spicca Paolo Roversi con il suo “dottorato” in Bukowski presso Stampa Alternativa; qualche Graus testimonianza dell’editoria campana subito accompagnato da autori della stessa Kairós; una spruzzata abbondante di giuli-perroni famosi per le loro antologie di poesia e non; qualche timido rappresentante del Filo “lastariano”; un Einaudi che al solo leggerlo gira la testa; e per chiudere non potrebbero mancare “fogli-e underground” coordinate dal Gordiano Lupi, tipografo e palombaro di Piombino. Forse si sarebbe potuto tentare con nomi nuovi e racconti più lunghi, anziché questa timida e sintetica rappresentanza di un panorama editoriale già noto ai più, il cui esito è un vetrina di talenti esposti in malo modo, sovrapposti gli uni agli altri e tra cui l’unica che trova il giusto splendore - costretta in narrazioni della brevità di un respiro - è la Simonetta Santamaria orgoglio del buon Gordiano di cui sopra: la quale riesce, in quattro o cinque paginette, a raccontare storie di una certa profondità.