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Sangue del mio sangue

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Clara Lofthus, da poco assurta alla carica di Ministro della Giustizia norvegese, deve fronteggiare una situazione molto complicata. La sua nomina è giunta per certi versi inaspettata e questo contribuisce a metterla subito al centro dell’attenzione da parte della stampa, oltre ad essere fonte di un certo malumore nelle stanze della politica. I problemi lavorativi sono però poca cosa rispetto a quelli che si presentano nella vita familiare: rimasta da poco vedova a causa della morte del marito Haavard, annegato in un tragico incidente, la Lofthus deve infatti riuscire a conciliare le incombenze della sua nuova posizione con il compito di dover badare da sola ai suoi due figli gemelli Nikolai e Andreas, già provati a causa della tragica scomparsa del padre. Come se non bastasse, le ombre del suo oscuro passato sembrano voler tornare a farle visita. Un passato nel quale si mischiano il rimorso per non essere riuscita a salvare il fratello Lars, morto a causa dei maltrattamenti subiti dal patrigno, l’odio per la madre Agnes, da anni ricoverata in una casa di cura per malati di mente dalla quale pare sia stata da poco dimessa e i ricordi dello strano incidente d’auto in cui il patrigno trovò la morte e in cui lei stessa riuscì a salvarsi per un pelo. Il fragile equilibrio che Clara cerca di mantenere rischia di andare del tutto in frantumi la sera in cui, tornata a casa tardi dal lavoro, scopre con angoscia che i suoi bambini sono scomparsi. Al loro posto, sul tavolo da cucina, una lettera anonima con la quale un misterioso personaggio le scrive non solo di aver rapito i suoi figli, ma di essere anche a conoscenza di tutte le colpe di cui lei si è macchiata e di aver deciso per questo motivo di punirla…

Con questo Sangue del mio sangue la casa editrice Carbonio ci propone il seguito di Fiordo profondo, romanzo che aveva rappresentato il fortunato esordio nel thriller da parte di Ruth Lillegraven. Anche se la narrazione viene di volta in volta affidata alle voci narranti dei diversi personaggi, è indubbio che tutto ruoti attorno alla figura di Clara Lofthus, un personaggio ambivalente e dalla psicologia alquanto tormentata che l’autrice riesce a caratterizzare in modo davvero efficace. Lacerata da una storia familiare molto dolorosa, dalla quale non è in effetti mai riuscita a liberarsi, Clara ha scalato i livelli più alti della gerarchia politica portando avanti le sue idee e le sue lotte per ottenere maggiori tutele per i minori sottoposti ad abusi e violenze. Per uno strano scherzo del destino, questo suo forte impegno volto ad alleviare le sofferenze di tanti bambini rischia però di andare a discapito proprio dei suoi figli, che lei è costretta a trascurare dato il ritmo frenetico delle sue giornate. E questa è solo una tra le tanti laceranti contraddizioni che contraddistinguono la vita di Clara e che la costringono ad una costante battaglia non solo contro le circostanze avverse, ma anche e soprattutto con gli aspetti più inquietanti della sua stessa personalità. Una lotta alla quale Clara, spinta da una forza di volontà che non si arresta nemmeno davanti alle conseguenze più estreme, non si sottrae, ma che rischia di travolgere le persone che le sono più vicine, catturate all’interno di un vortice dal quale è molto difficile riuscire a non farsi travolgere.