
GiadaEli continua a correre, stringendo al petto la sua piccola MaddaLena. Finalmente all’orizzonte si vedono gli imponenti Monti dell’Est. “Solo altri due giorni”, pensa mentre sprona il suo cavallo a correre ancora più veloce; è tanto il tempo di marcia che la separa dalla città elfica Santamarta – al di là dei monti – ma deve riuscire ad abbreviare il tragitto: il suo cuore le dice che il trucchetto che ha usato per rallentare l’inseguimento del Torac ha smesso di funzionare da un bel po’ e il servo del Maligno si è già rimesso sulle sue tracce. Sono giorni che cavalca senza sosta, da quando Malugano ha tradito lei e la sua bambina vendendole al Maligno. Anche il periodo dell’anno non è dalla sua parte: la stagione del Gelo è già iniziata da tempo su quelle alture montane e il Passo sarà percorribile solo per altri pochi giri di luna prima di esser ricoperto da una coltre di neve fino a Primavera. L’ultima volta che si è concessa il lusso di riposare è stato a Borgobello, quando ha incontrato AnnaRo. Una fitta di dolore la attraversa al pensiero della cugina: il rapimento della piccola LesiLuna aveva reso chiaro il pericolo che incombeva anche su Dade e MaddaLena. Il Maligno aveva messo le sue lunghe mani su uno dei tre bambini necessari alla sua riconquista del potere e non si sarebbe fermato se non dopo aver preso anche gli altri due. Per questo le due donne avevano deciso di scappare insieme, ma AnnaRo aveva mancato l’appuntamento con la cugina e GiadaEli si era trovata da sola a dover andare a Santamarta...
Santamarta – Gli eredi della Terra di Altrove è il primo romanzo fantasy di Giorgia Cozza, giornalista e scrittrice apprezzata soprattutto per i saggi e le fiabe destinate al mondo dell’infanzia. Protagonisti del romanzo sono cinque ragazzi (Fra, Theo, Angi, Thias e Nico), uniti da amicizia e da legami di parentela, che si mettono sulle tracce di LesiLuna, loro cugina più piccola, rapita dal Maligno che vuole imporre il suo dominio sulla Terra di Altrove. Un romanzo fantasy che è anche un romanzo di formazione: abbandonato per la prima volta il nido accogliente e sicuro che è la loro casa, i ragazzi impareranno ad affrontare non solo i pericoli esterni – Pucek e LupiOrsi solo per citarne alcuni – ma anche quelli interiori, più insidiosi perché alimentati dalla paura e dalla volontà di non fallire. Temi eterni da sempre fondamenta solide per saghe di questo genere, tuttavia Santamarta sembra somigliare troppo a una versione “per ragazzi” del celeberrimo romanzo epico del Professore di Oxford, Il Signore degli Anelli. Già nel sottotitolo si strizza l’occhio alla più celebre Terra di Mezzo, così come con la presenza di tre razze diverse – inesorabilmente elfi, nani e uomini – che popolano la Terra di Altrove; ancora, la foresta di Luperen sembra essere la versione tascabile della ben più malvagia e oscura Vecchia Foresta così come il Passo Elfico non può non ricordare quello del monte Caradhras; e i Ramin paiono la versione malvagia e mal riuscita dei mitici Ent. Per non parlare dei Torac, servi del male descritti come “figure spettrali” di cui non resta più traccia di quello che erano stati prima di convertirsi al Maligno. Una descrizione già nota a partire dal 1954, quando Tolkien tratteggiò per la prima volta i suoi Cavalieri Neri. E così, tanti altri elementi (oltre che interi episodi) inseriti nella narrazione ma che restano ancorati al romanzo al quale si ispirano, il capolavoro di J.R.R. Tolkien. La scrittura, semplice e lineare, permette di seguire abbastanza agevolmente il flusso narrativo, nonostante le varie sub-narrazioni inserite e che rischiano di destabilizzare il lettore; ma proprio questa semplicità, unita alla decisione di non approfondire alcuni eventi o di non fornire delucidazioni su alcuni personaggi – poi esplicitati in appendice (anche questa di chiara ispirazione tolkieniana)–, non è in grado di catturare un lettore più adulto e consapevole.