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Sbagliando non s’impara

Sbagliando non s’impara
Non è affatto vero che sbagliando s’impari. A dispetto di quanto ci hanno ripetuto fin dalla nostra infanzia non è dagli errori che riusciamo a trarre i più proficui insegnamenti. Certo sbagliare non è del tutto inutile, ma è dai successi che usciamo rafforzati. Se fosse vero il contrario vivremmo in un mondo di uomini perfetto. Per esempio non è in virtù dei tentativi falliti che abbiamo appreso ad andare in bicicletta: è accaduto che a un certo punto siamo riusciti in una qualche maniera a restare in equilibrio e memorizzando quel successo momentaneo siamo poi stati in grado di replicarlo di continuo. Le lezioni migliori si ricavano dalla caparbia determinazione con cui ci lasciamo tentare dall’effetto contagioso delle nostre conquiste. Perché solo queste riescono a infonderci la forza di migliorare giorno per giorno. Gli errori al contrario ci portano a compiere sempre le stesse scelte in una pervicace ostinazione capace solo di annientare le nostre potenzialità. La riflessione dell’autore è suffragata da ricerche e osservazioni scientifiche. Vediamo quali…
Michele Dotti, educatore faentino esperto di tematiche di intercultura e mondialità, torna in libreria con questo agile volumetto di poche pagine e rapida lettura. Ma il lettore non s’inganni, si tratta di un testo che espone analisi importanti sulla nostra condotta comportamentale e altrettanti preziosi suggerimenti in grado di indurci a rivedere logori pregiudizi nei confronti delle nostre possibilità di successo. Attraverso la proposizione di esempi semplici in contesti ben definiti, l’autore amplia il quadro ai contesti organizzativi, all’economia della felicità, alla forza della creatività, alle virtù del capitale relazionale. Il suo non è un manuale di sopravvivenza rivolto a chi naviga con difficoltà tra le impervie acque della società dell’individualismo, né tantomeno una guida per aspiranti arrivisti. Rappresenta piuttosto l’esperimento di una dimensione comunicativa che, come liquido di contrasto iniettato nel circuito della nostra sfiducia, mira a indirizzare verso una fattiva consapevolezza ciò che ancora pulsa oscuramente in una sorta di inconscio. Vale la pena di leggerlo.