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Scacco matto con delitto

Scacco matto con delitto

I passi cominciano ad essere sempre più irrequieti: ha già fatto la prima mossa da un bel po’, a lui è toccato in sorte iniziare con i pezzi bianchi, ma non ci sta Achille Petrosi a vincere così. Tutti i più grandi nomi del panorama scacchistico locale si sono riuniti per contendersi la palma di vincitore del torneo più importante per quella categoria in una villa del piccolo paesino di Urbavia. Manca soltanto un incontro per decretare il vincitore e Petrosi sente di potercela fare, dopo una lunga strada di sacrifici e incomprensioni per quello che, a partire da sua madre, in pochi considerano un vero lavoro. Questo è l’incontro della svolta, una vittoria lo farebbe balzare tutto d’un colpo alla ribalta per sempre, ma non è così che vuole battere il rivale di sempre, lo stravagante Conte Vitti. Eppure il Conte tarda ad arrivare e nessuno ha idea di che fine abbia fatto: una donna? Un’altra notte brava? O semplicemente il gusto di arrivare all’ultimo momento per prendersi tutta la scena? Achille gira nervoso fra i tavoli, e a nulla serve qualche ammiccamento della bella Alexandra. I suoi sodali di sempre, Daxa e il Barba, sono più stupiti di lui, perché fra le tante trovate del Conte questa è la più originale: dalla vita dissoluta, tutta genio e improvvisazione eppure fatta di una classe cristallina di fronte alla scacchiera, ci si aspettava in effetti un colpo di teatro da un momento all’altro. E infatti anche stavolta il Conte ce l’ha fatta a catturare l’attenzione: è morto, nella sua villa poco distante dal luogo della sfida. Lì giace il suo cadavere senza vita. A Petrosi, turbato e seccato, non resta che ritirarsi a casa, da una madre che non accetta un figlio così poco serio a cui serve un vero lavoro, e cercare di risolvere questo mistero, cercare di capire perché Vitti ha deciso di morire così, ma soprattutto chi l’ha ucciso. Per Petrosi si tratta dell’ennesima partita a scacchi, gioco nel quale è un maestro, anzi un Grande Maestro...

Scacco matto con delitto è scritto bene, con uno stile asciutto e intrigante, un ritmo sapientemente dosato in crescendo, scandito da occulte mosse di scacchi, ma soprattutto con un grande protagonista, Achille Petrosi! Non ci sono dubbi sul fatto che Paolo Fiorelli sia riuscito a costruire intorno a questo anti- personaggio l’archetipo aggiornato dello Sherlock Holmes del Centro Italia: svagato, piuttosto bruttino, ma convinto fino alla fine delle sue innate doti logiche, Achille Petrosi riesce a dare un’anima ad una trama apparentemente scontata che però vive della forza della narrazione dello scrittore, Fiorelli, nato a Milano nel 1971 ma stabilmente insediato nelle Marche, capace di costruire nella misteriosa Urbavia, cittadina dell’entroterra dell’Italia Centrale, un giallo degno di quelle terre così chiuse eppure così ospitali. Le sfaccettature del protagonista, succube della madre e del ricordo del padre, a disagio di fronte al questore, ma fermamente intenzionato ad arrivare alla verità, sono un piacevole percorso per le vie della narrativa, di quella attitudine narrativa capace di rendere leggero un racconto ferale. Una sola raccomandazione: non pensate di potervi prendere una pausa dalla lettura di queste pagine, perché una volta iniziata la partita, mossa dopo mossa, non si può che continuare fino al matto.